(M.Cecchini) Chissà se ieri, a microfoni spenti, con cuore da tifoso Francesco De Gregori avrà provato a chiedere a Franco Baldini — ospite di Radio Capital — che cosa stia succedendo intorno a Daniele De Rossi. La Roma per lui doveva essere Sempre e per sempre, La storia da raccontare sfoggiando I muscoli del capitano, invece il suo futuro giallorosso sembra poco più che Pezzi di vetro sparsi, Rimmel che si scioglie senza lacrime, come se il centrocampista della Nazionale fosse un Bufalo Bill a fine carriera.
QUOTA 200 Per questo, forse, l’ottavo di Coppa Italia di stasera contro l’Atalanta, per De Rossi, potrebbe essere l’occasione giusta per tornare titolare dopo l’espulsione nel derby e riappropriarsi di quella vetrina che Zeman — complice l’ottimo andamento della squadra — in campionato gli ha sottratto. Non solo. Se la Roma si aggiudicasse la partita, per De Rossi sarebbe la 200a vittoria colta in maglia giallorossa. Una cifra tonda che in qualche modo impasterebbe gioia e malinconia, visto il momento che sta vivendo il giocatore, su cui le voci di mercato — nonostante l’uscita di scena ieri del ManCity e la frenata del Psg (vedi Mancini e Ancelotti) — non trovano mai requie. D’altronde, che qualcosa stia cambiando lo si capisce anche come, addirittura, ora non sia visto troppo bene neppure il rapporto creatosi tra De Rossi e Osvaldo. Nessun patto anti-Zeman, ovvio, ma forse comune solidarietà tra due giocatori a cui l’allenatore non ha fatto sconti. Non a caso, proprio con l’Atalanta in campionato il caso scoppio in modo eclatante, con i due esclusi dalla formazione titolare e a fine partita «accusati» di non essersi allenati bene e di pensare più a loro stessi che alla squadra. Frasi dure, che evidenziarono la frattura che ha portato a questo punto. Con l’azzurro utile più come rincalzo — o come titolare di Coppa Italia in un Olimpico semi-deserto — piuttosto che nel ruolo storico di leader.
ZEMAN CI PROVA Logico, comunque, che alla vigilia della partita Zeman non rinfocoli discussioni. Anzi, forse per non correre rischi, sceglie singolarmente di non effettuare la consueta conferenza, ma di rilasciare pensieri sparsi sul canale tematico. «In Italia purtroppo la Coppa viene snobbata — dice — mentre per me è una competizione ufficiale. È sempre importante vincerla. Bisogna cercare di giocarsela bene, perché basta una partita sbagliata e sei fuori. A me piaceva la vecchia formula con le squadre importanti fin dai primi turni, in stile inglese. L’Atalanta? Occhio a sottovalutarla, in campionato ci ha messo in difficoltà. Turnover? Da un lato vorrei cambiare, dall’altro vorrei mantenere la squadra che sta facendo bene. Se faccio qualche cambio, spero di non sbagliare». L’allusione, ovvio, non è per De Rossi. L’azzurro è troppo bravo per diventare addirittura un azzardo. Eppure questa è una storia strana e malinconica, in cui forse, in stile De Gregori, qualcuno direbbe che Non c’è niente da capire. Ma in questi tempi di calcio business, permetteteci di dubitarne.