La legge sugli stadi? Morta per fine legislatura. Abortita a un pomeriggio (di lavoro) dalla sua approvazione. Affossata malgrado gli appelli prima sereni e poi disperati di Lega Calcio, Figc e Coni. A meno di miracoli se ne riparlerà col prossimo Parlamento e si ripartirà da zero con un danno per il calcio italiano difficile da quantificare. Siamo ultimi in Europa e lo diventeremo ancora di più. Con buona pace di chi sogna un veloce ritorno alla competitività.
Presidente Zamparini, si è rassegnato alla morte in culla della legge sugli stadi?
“… (ride)… Il problema del Paese non sono gli stadi ma i posti di lavoro e la miseria della gente. Certo, si immagini. Anche questi sarebbero stati posti di lavoro a costo zero per lo Stato, ma la stupidità, anzi l’impotenza e inadeguatezza della nostra classe politica sono una cosa triste. La vicenda della legge sugli stadi è la fotografia della situazione di questo Paese”
Avevate segnalato in tutti i modi la necessità che passasse come volano per un’industria che comunque versa un miliardo di euro all’anno in tasse…
“Ci serviva per metterci al passo con l’Europa e senza costi per lo Stato. Lei guardi la Juventus. Quello che non facciamo con gli stadi, ripeto, è la fotografia di un Paese in fallimento completo. Tutti parlano di spread e, invece, noi siamo un Paese che non produce più e con una disoccupazione altissima. Al Nord chiudono mille aziende ogni mese…”
Perché non sono bastati tre anni per farla approvare?
“Me lo chiedo anch’io. Perché il Paese non ha preso misure per far ripartire l’economia? E’ la stessa domanda”
Colpa della classe politica che se ne frega?
“Più che fregarsene sono lì a Roma a fare i loro giochetti e godersi i loro privilegi. Sono lontani dai problemi del Paese, non li rappresentano. Gli stadi sono una conseguenza e un esempio della nostra inefficienza e stupidità. Sacome li chiamerei io quei signori lì?”
Dica…
“Li chiamerei delinquenti fiscali e che hanno distrutto posti di lavoro”
Anche non facendo la legge sugli stadi?
“Anche non facendo la legge sugli stadi. Questa è delinquenza nei confronti della gente perché non permette di creare posti di lavoro”
Anche voi presidenti, però… Serve un po’ di autocritica? Avete provato a infilarci operazioni immobiliari e altro…
“L’altra sera ero a cena con il sindaco di Palermo e mi diceva: ‘Non si può legare un’operazione immobiliare allo stadio’. Io gli ho risposto: ‘Guarda in Europa. Quando mai un pazzo costruisce uno stadio se non c’è almeno la copertura economica’. Noi abbiamo copiato le leggi francesi dove ci sono ritorni economici nelle aree vicine altrimenti lo stadio non sta in piedi. Sa qual è il problema?”
Quale?
“Nel nostro catto-comunismo gli investimenti si chiamano speculazioni. Invece sono solo investimenti che potrebbero creare posti di lavoro e infrastrutture”
Le dà fastidio essersi sentito dare dello speculatore?
“Molto fastidio. E’ un’altra aberrazione del nostro sistema. Io non mi sento uno speculatore, io sono un santo che nella mia vita ha creato posti di lavoro e ho fatto l’imprenditore con la stessa dedizione con cui un parroco ha fatto religione. Investire significa creare ricchezza per tutti”
Di quanti anni torna indietro il calcio italiano?
“Il calcio italiano è rimasto fermo mentre gli altri andavano avanti e i risultati si vedono. Prenda la fotografia dell’Italia fino agli anni Novanta quando cresceva molto e adesso è in recessione”
Siamo fermi agli anni Novanta anche nel calcio?
“Il calcio ha fatto lo stesso”
Pensa che il prossimo Parlamento avrà interessa a riprendere in mano le carte di questa legge in fretta?
“Penso che in questo Paese ci vuole una rivoluzione. Non con i fucili. Cambiare completamente indirizzo per ripartire. Gli stadi sono l’ultima cosa, ma ripartiranno anche quelli quando il Paese tornerà in mano agli italiani che lavorano e producono”
Lei a Palermo che fa? Chiude i progetti in un cassetto?
“Io spero che in Sicilia dove c’è l’autonomia, la legge venga approvata dalla Regione e si possa fare lo stadio fregandosene dell’Italia”
Quindi ha ancora qualche speranza…
“Non speranza. Certezza. Da quest’anno lavoreremo su questo e lo faremo in Sicilia”.
Fonte: Panorma.it