Il Chievo in bianco, la Roma al pepe: non è una pellicola della commedia all’italiana anni ottanta, è l’allestimento cromatico della partita, con i giallorossi in livrea scura tra le zolle irregolari, as usual, del Bentegodi. L’emozione più grande del primo tempo, assieme a un terra-aria di Totti e a una sforbiciata di Florenzi, è nell’altoparlante: Destro e De Rossi in panca, Stekelenburg in tuta: dalla linea d’attacco in giù, tre colpi di scena (soprattutto fuori dal raccordo) firmati Zeman. Ragnatela che funziona per quanto attiene alla pressione territoriale, poco altro eccetto il moto perpetuo Bradley-Florenzi sempre alla ricerca di Totti, concentratissimo nel cercare il jolly dalla distanza, sin dal riscaldamento.
Intervallo di nebbia, che scende a picco quasi fin sul terrenaccio di gioco; si vedono solo il Chievo e la palla, a causa dei colori, Totti prende un calcio al piede in piena area, fatalmente non vede neanche il solito Bergonzi. “Goico” è attento e spregiudicato nel regalare un’uscita di testa quasi alla Higuita, quasi; imbrigliati a vicenda, Corini e Zeman continuano a fronteggiarsi nell’atmosfera lattiginosa, dove rifulge il cartellino che il prode “Berg” mostra al Capitano della Roma.
L’ultima mezzora è sempre quella di cui dici che è decisiva: la giocata di Osvaldo al sessantacinquesimo illude in tal senso, se non fosse che l’ultimo tocco vanifica il primo. Ultimo scorcio per veterani: De Rossi e Pellissier, quando Lamela era già dentro per Pjanic. Poi Destro per Totti, sempre più nebbia ma non tanta da far passare sotto silenzio l’enigma della fascia…
Ultimi dieci di articolazioni doloranti: Marquinhos-Florenzi, ginocchio e caviglia, De Rossi che sopperisce a centro area.
Minuto ottantasette: Pellissier, quel poco che se ne vede, fa il movimento giusto, poco oltre o poco prima, vai a sapere; il fatto è che non vedi il verde di “Goico”, solo la palla dell’uno a zero, tenuto in gioco o quasi, rientrante o meno. Il resto è solo un fallaccio di Rigoni su Piris, non sanzionato e una smorfia di Zeman.
Ora sotto coi dibattiti sulla fascia di capitano.
Paolo Marcacci