(G. Giubilo) – Tutte le statue dei santi della Madunina, e sono una caterva, non ce la fanno contro gli statuari gladiatori del Colosseo, Milan e Inter battute all’Olimpico nel giro di pochi giorni, le statistiche parlano di evento storico. In questa città che non ha rivali al mondo, magari anche negli aspetti negativi renitenti ai tentativi di modifica, travalicare il luogo comune della rivalità cittadina, per inquadrare più luminosi obiettivi, non è cosa da poco. Significa ritrovare una dignità gratificata da riconoscimenti unanimi, qualcuno magari a bocca storta, significa uscire, tenendosi per mano, da un anonimato che coinvolgeva puntualmente una delle sponde, se non entrambe: come negli anni bui nei quali tacitamente si patteggiava un punticino a testa, svelenendo i derby, ma nello stesso tempo privandoli di ogni emozione.
Sarebbe stato difficile preconizzare che la Capitale sarebbe andata incontro al nuovo anno così altera, con una presenza così nell’alta classifica. Che, inevitabile ricordarlo, è arrivata a proporre un campionatino a formato ridotto: nel quale manca la mira più ambiziosa, una volta accettata la superiorità che la Juventus sta imponendo con ritmi proibitivi, però i bersagli sotto tiro diventano due, i posti che garantiscono l’accesso all’Europa della nobiltà. E sia pure, per quanto riguarda il terzo gradino del podio, attraverso la tagliola degli spareggi. (…)
La Roma è proiettata verso il futuro, traguardo testimoniato non soltanto da un’età media più che verde, tanto da assorbire il sovrappeso imposto dall’impareggiabile qualità di Totti. Tasso di talento elevatissimo, continuità da perfezionare, se Zeman si libererà da qualche visione integralista i progressi saranno garantiti. Bilancio dell’attività societaria da promozione piena. Penso che gli arrivi in due stagioni di gente come Pjanic, Lamela, Marquinhos, Osvaldo, Castan sia eloquente biglietto da visita, anche per mire non così lontane.