(M.Calabresi) C’erano una volta i «campetti» sotto l’ombrellone: suggestioni di mezza estate, ipotesi di formazione,11 titolari nella testa dell’allenatore e altre migliaia di 11 titolari, uno per ogni tifoso. Spesso, puntualmente smentiti dalla prima giornata di campionato. Non è stato il caso della Roma, che il 26 agosto il Catania lo aveva affrontato con la formazione tipo: Piris, Burdisso, Castan e Balzaretti in difesa davanti a Stekelenburg, Bradley, De Rossi e Pjanic a centrocampo, Lamela, Osvaldo e Totti davanti. Certezze, però, che ci misero solo una settimana per sgretolarsi: vuoi per l’altalena di condizione fisica e mentale di alcuni giocatori (De Rossi in primis), vuoi per le scelte di Zeman (azzeccate, come quella di Florenzi, e meno, come quella di trasformare Tachtsidis in un pilastro della squadra). Poi, la luce: Roma-Milan, quattro gol, spettacolo, applausi, un Natale da favola e tutti i pezzi del puzzle al loro posto, a completare un quadro in cui il tecnico e la sua squadra sorridono come mai era successo prima.
Grandi ritorni L’esplosione di Marquinhos aveva relegato Nicolas Burdisso al ruolo di terzo centrale: l’argentino, che in campionato non giocava dal derby, ha saputo attendere il suo turno e segnando, sempre di testa, sempre al Milan, sempre sotto la Nord, ha potuto sfogare in quell’esultanza tanto rabbiosa quanto passionale tutta la voglia di risentirsi un pilastro della difesa. E poi De Rossi: la aspettava tutta Roma una partita così, ma la aspettava soprattutto lui, tante volte messo in discussione e troppe volte non in grado di esprimersi al suo livello. Zeman è stato il primo ad apprezzarla: «È stato grande, se gioca così sarà difficile rivederlo in panchina», ha detto il boemo. E non è un caso che la grande partita l’abbia giocata nel ruolo che meglio sa ricoprire, in regia, con due scudieri ai suoi fianchi. Un guerriero come Michael Bradley e un artista come Miralem Pjanic, anche lui passato nell’onda anomala di questo inizio stagione dall’essere titolare, a finire in fondo alla panchina, salvo poi risorgere: prima da attaccante con l’assenza di Lamela e, sabato sera, nel ruolo che gli era stato disegnato a inizio stagione.
Eccezioni Se Destro ha la grande sfortuna di trovarsi davanti il miglior Lamela,Osvaldo sempre più delizia che croce e Totti l’immortale, ci sono anche le eccezioni, rispetto ai «campetti» estivi: una positiva, Marquinhos, e una negativa,Stekelenburg. Il «ragazzino» con la testa da 30enne, da Roma-Atalanta del 7 ottobre non è più uscito, e dovrà farlo a Napoli solo per colpa di un’espulsione affrettata. L’olandese, invece, è sempre più un corpo estraneo: da Parma (31 ottobre), almeno in campionato non ha più visto il campo.