Ernesto Alicicco, medico giallorosso dal 1978 al 1999, intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport, ha parlato della Roma e di Zeman. Queste le sue dichiarazioni:
La Roma domani partirà per la tournée negli Stati Uniti e tornerà appena 72 ore prima della sfida contro il Napoli. Anche lei negli anni ’80 ha affrontato molti viaggi con la squadra, come si supera la stanchezza dovuta al diverso fuso orario?
“Innanzitutto si cerca di dormire in aereo e di rispettare gli orari dei continenti dove ci si trova, non c’è altra maniera. In questo caso, poiché arriveranno verso mezzogiorno, la cosa migliore è rimanere svegli distraendosi, anche facendo quattro chiacchiere con i compagni, almeno fino alle 20 di sera per recuperare il ritmo. In questo modo si può recuperare tranquillamente in un giorno o due”.
Lei è zemaniano?
“Zeman fa parte della categoria dei maestri, come Liedholm, Radice, Mazzone. Tutti allenatori che aiutano i ragazzi. Lo stesso Montella, che è un allenatore di grosso avvenire, si avvicina molto a Zeman e cerca di imitarlo. La Roma è una squadra giovane e tra un anno dimostrerà tutto il suo valore”.
Si può dire che Zeman sia il migliore ad aiutare i calciatori in quel passaggio delicato da giovani a professionisti? “Sì, è vero, è molto importante dare consigli ai ragazzi anche riguardo alla vita di tutti i giorni. Non è un caso che tutti i giovani che sono stati allenati da lui ancora lo ringraziano. Non hanno imparato solo calcio, Zeman è anche un maestro di vita”. Un aneddoto dei suoi 2 anni con Zeman?
“Zeman è taciturno. Una cosa bella era quando a tavola riuscivo a farlo ridere con delle barzellette. E’ un uomo che dice sempre le cose in faccia”.
Ricorda con affetto la Roma di Radice?
“Sì, in quegli anni giocavamo al Flaminio, la Roma era partita senza nessuna chance, ma nonostante tutto arrivammo quarti, perdendo tra l’altro anche Manfredonia e Cervone”.
Ci racconta quell’aneddoto su Liedholm e le barzellette? “Liedholm ci teneva ad arrivare al campo sempre un’ora e un quarto prima della partita. Una volta arrivammo troppo presto e per ammazzare il tempo mi chiese di distrarlo con qualche barzelletta, vincemmo la partita e da quella volta il barone, che era molto superstizioso, volle sempre che gli raccontassi delle barzellette prima di ogni partita”.
Fonte: centro suono sport