(A.Maglie) – Chiusa la fase degli auguri, comincia quella della verifica: gli auspici diventeranno realtà? Il calcio, al pari di tutto il Paese, attende buone notizie. Giancarlo Abete la sua buona notizia l’ha già avuta: il prossimo 14 gennaio sarà riconfermato per la terza volta presidente federale. A lui, presidente uscente e rientrante, la Roma ha consegnato un segnale di ottimismo: la scelta di un terreno su cui costruire, nel giro di tre anni, lo stadio nuovo.
Abete ha preso atto e nell’intervista che pubblichiamo oggi spiega che lo stadio è la «madre di tutti i problemi» perché gli impianti nuovi fanno lievitare i ricavi, limitano la dipendenza (finanziaria) dalle Tv, rilanciano con la partecipazione quel tratto popolare di cui il calcio ha bisogno per ribadire la sua leadership nell’orizzonte sportivo nazionale. Basta? Una agenda di lavoro concentrata in un solo capitolo sarebbe un po’ striminzita.
Il calcio italiano ha bisogno di una Grande Riforma perché da troppo tempo è immobile. Il panorama in questi anni, anche a causa della crisi, è cambiato profondamente; il pallone è rimasto fermo, anche nei volti che ne hanno interpretato fortune e sfortune. Gli stadi vanno fatti (purché non siano solo una scusa per grandi speculazioni edilizie) ma va fatta anche una seria riforma dei campionati, integrata, non a pezzi.
Una riforma dolorosa perché l’area del calcio professionistico è troppo ampia e non regge più. Va bene un provvedimento sugli stadi ma una nuova Legge 91 è fondamentale per uscire da certe strettoie degli anni Settanta e Ottanta. Opportuno sarebbe un rapporto costruttivo tra le Leghe e tra le Leghe e la Federazione. Abete è un’ottima persona ma non un decisionista accanito: al terzo mandato un colpo di vita per lasciare un segno in questo calcio stagnante non è solo opportuno, è doveroso.
Fonte: corrieredellosport.it