Un falso storico che i dirigenti giallorossi farebbero bene a riesaminare con calma e freddezza, prendendo le decisioni del caso. Ci riferiamo all’espulsione, poi tramutata in squalifica di un turno nei confronti di Marquinhos; anzi, di Aoas Marcos, come viene ufficialmente chiamato nel comunicato del giudice sportivo emesso lo scorso 28 dicembre.
Per segnare quel gol immaginato solo da arbitro e giudice, il pur bravo El Shaarawy avrebbe dovuto, nell’ordine: 1) mettere a terra il pallone dopo il dribbling volante; 2) dirigersi verso la porta della Roma con almeno uno o due tocchi ancora senza sbagliarne la misura; 3) tirare nello specchio della porta; 4) evitare il ritorno di Burdisso che correva senza palla verso di lui; 5) sperare che Goicoechea non intercettasse il suo tiro. Sì, perchè anche Goicoechea poteva evitare la segnatura. O neanche il portiere giallorosso avrebbe dovuto usare le mani in quel frangente? Il comunicato del giudice sportivo è un’offesa all’evidenza. Testimoni del falso storico i cinquantamila dell’Olimpico più le altre migliaia di telespettatori. La Roma farebbe bene, se non l’ha già fatto, a battere i pugni sui tavoli di presidente e designatore degli arbitri. Passi per un rigore o per un fuorigioco dubbi, ma le prese in giro no.