(M.Ferretti) – L’ultimo club, in ordine di tempo, a metterlo nel mirino è stato il Bayern Monaco. Prima dei tedeschi era stato il turno della Juventus e, anche se Silvio Berlusconi nega, del Milan. Non si esagera, insomma, affermando che Daniel Pablo Osvaldo, 10 reti in campionato con la maglia della Roma, è l’oggetto del desiderio di grandi club europei. Solo che a differenza di Pepito Rossi, passato dal Villarreal alla Fiorentina, di Didier Drogba, che vuole scappare dalla Cina, di Mario Balotelli, che non è più gradito a Manchester e quindi vuole cambiare aria, e anche di Tommaso Rocchi, che ha lasciato la Lazio per andare all’Inter, a differenza di tutti questi, dicevamo, Osvaldo non lascerà la Roma. Intoccabile. Il management di Trigoria non ci pensa proprio a cederlo, e soltanto un’offerta indecente (anche al giocatore…) potrebbe cambiare le carte in tavola.
ATTACCANTE MODERNO Osvaldo piace a tanti perché non si limita soltanto a fare gol. Non ha la stessa capacità (o predisposizione) di Edinson Cavani di dare una mano alla squadra in fase di non possesso, ma non gli manca niente altro per poter far parte dell’eccellenza delle punte del calcio attuale. In questo campionato, come detto, ha già firmato dieci reti (nel passato torneo sono stati 11 in totale), con due calci di rigore (contro la Juventus e con il Torino all’Olimpico), con splendidi gol di testa (vedi la partita con il Milan), da perfetto opportunista (vedi Roma-Palermo) o in acrobazia. Ecco, il gol spettacolare è una sua precisa caratteristica, al punto che c’è chi sostiene che Dani non sappia far gol brutti. Al primo posto di questa categoria c’è la rete segnata nella prima d’andata al Catania, avversario della Roma domenica prossima al Massimino: palla alta in verticale di De Rossi, avvitamento e rovesciata spalle alla porta con Andujar battuto senza poter dire amen. E, di certo, non si può definire brutta la rete firmata a Milano contro l’Inter oppure quella di Genova o anche quella bellissima e inutile di Napoli.
CHE CARATTERINO Un attaccante dalle potenzialità tecniche immense («Sul piano della qualità, dopo Totti c’è lui», sostiene Zeman) ma anche con un carattere ancora da perfezionare, e prova ne sono le tante (troppe) espulsioni accumulate negli ultimi mesi, ultima quella in Coppa Italia contro l’Atalanta (e con la Roma avanti di tre reti) per una gomitata in faccia al suo avversario diretto. «È una bestia…», dice ancora Zeman, esaltando le sue qualità atletiche. Il boemo, però, è il primo ad augurarsi che Osvaldo metta definitivamente da parte certi errori. Lui, Zeman, non gli ha fatto mai mancare niente: l’ha bastonato il giorno di Roma-Atalanta di campionato poi non ne ha fatto più a meno, anche dopo che Dani aveva saltato la trasferta in Usa e non si era allenato per una dozzina di giorni. Intoccabile sia per la società che per Zeman, insomma. Con buona pace di Mattia Destro che, salvo rare eccezioni, non ha mai dimostrato concretamente di meritare il posto a discapito di Osvaldo (ieri stop in allenamento per una botta alla rotula: a Catania ci sarà).
IL FUTURO Occhio alle statistiche: Osvaldo raramente è rimasto in un club per più di una stagione. Essendo questo il suo secondo campionato con la Roma, siamo a livelli di record. Con il club giallorosso nella passata estate ha firmato un contratto fino al 30 giugno del 2016, con stipendio attuale di 3,76 milioni di euro lordi. Ma i contratti, si sa, spesso possono risultare carta straccia. Tutto ha un prezzo. Per l’Osvaldo romanista, però, questo (ancora) non vale.