(M.Cecchini) – Un’increspatura, poi un’onda, quindi il rumore di una tempesta. Questa è la sensazione che l’inversione di campo decisa da regolamento dalla Lega Calcio per Roma-Fiorentina — quarto di finale di Coppa Italia — ha prodotto nell’universo giallorosso, che in qualche modo ha armato il braccio della dirigenza.
Ma l’impressione è che tutto sarebbe stato metabolizzato se, oltre al danno, non fosse sopraggiunta l’idea della beffa, visto che Eugenio De Paoli, direttore di Rai Sport, due giorni fa ha parlato di una Roma «che paga la mancanza di un presidente che non fa pesare la sua importanza in Lega».
Scuse & Pugni Inutile dire che a Trigoria l’abbiano presa male, e le scuse di De Paoli non sono bastate per chiudere il caso. A quel punto infatti — informata la Fiorentina (con cui non c’è nessuna polemica) — il d.g. Baldini ha scritto un comunicato garbato nella forma e duro nella sostanza, che la Corte di Giustizia Federale, chiamata oggi a decidere sull’istanza di chiarimento avanzata dai giallorossi, allegherà agli atti. Vi si legge tra l’altro: «Non contestiamo il regolamento, né le competenze della Lega, né le esigenze tv, bensì riteniamo di avere fondati dubbi su come gli stessi regolamenti siano stati interpretati. L’inversione del campo di gara costituirebbe un’eccezione… prevista in caso di concomitanza di gare, e due gare che si giocano a 8 giorni di distanza non sono concomitanti. A chi sostiene che la Roma paga l’assenza di un presidente… rispondo che se le ragioni fossero sempre di chi sbatte più forte i pugni sul tavolo ed alza la voce continueremo ad alimentare lo stesso modus vivendi che tutti, a parole, seguitiamo invece a stigmatizzare. Abbiamo preferito rivolgerci alla Corte altrimenti resterebbe il problema di non potersi rivolgere a nessuno, lasciando alla Lega un arbitrio difficilmente accettabile qualora si compiano errori di applicazione dei regolamenti».