(A.F.Ferrari) – «La Roma ha ragione, io avrei agito allo stesso modo». Lo dice a Il Romanista l’avvocato Mario Stagliano, ex braccio destro di Italo Pappa quando Pappa guidava la Procura Federale e principe del foro quando si tratta di diritto sportivo.
Qual è la sua opinione sullo scontro Roma-Lega?
La risposta è nel termine “concomitanza”. Basterebbe conoscere il senso della parola. L’interpretazione della Lega contravviene proprio allo spirito dell’articolo 3.7 del regolamento della Coppa Italia. Non c’è ombra di dubbio che la Roma abbia ragione da vendere sulla sua interpretazione. Chi dice il contrario, lo fa senza conoscere il regolamento.
E allora? Cosa fare?
Il punto è che, come spesso succede, nei regolamenti della Figc non c’è alcuno strumento che una società possa utilizzare per cercare di modificare una applicazione sbagliata. Perché se uno ricorre alla Lega per dirle che si è sbagliata, gli viene risposto: «Io interpreto per conto mio».
La Roma ha fatto bene a rivolgersi alla Corte di Giustizia Federale?
Nonostante lo statuto dica che alla Corte di Giustizia Federale in funzione consultiva ci può andare solo il presidente federale, sarei comunque andato avanti per sentirmi dire «no, non è questo lo strumento», perché presumo che questa sarà la risposta che verrà data alla Roma. Se la società giallorossa mi avesse chiesto un parere sul da farsi, avrei suggerito di fare esattamente quello che hanno fatto.
La Corte potrebbe dirsi “incompetente” in materia.
Sì, ho letto di incompetenza… Non parliamo di incompetenza almeno che non sia in questo senso: «Io sono deputato a rispondere solo sulle istanze che mi vengono formulate dalla presidenza federale». In questo senso potrei condividere quello che ho letto in questi giorni sui giornali.
A questo punto cosa farebbe?
Quando poi si avrà il risultato dell’impossibilità a modificare l’interpretazione regolamentare, io prima di scendere in campo farei all’arbitro una bella risata, anche se lascerebbe il tempo che trova perché non si potrebbe ricorrere al giudice sportivo contro l’omologa della gara. Quello che trovo assolutamente insopportabile è il fatto che molte decisioni adottate in sedi federali non siano minimamente ricorribili in alcun modo.
Quindi servono delle modifiche alle norme federali?
Questa è una Federazione che va avanti con il pressapochismo, con delle regole che spesso e volentieri gridano vendetta a chiunque abbia sostenuto anche un solo esame di giurisprudenza. Ma nel caso specifico basta aver fatto la quinta elementare per sapere che cosa vuol dire il termine concomitanza. Il presidente dimissionario Maurizio Beretta, che guarda caso non è appoggiato dalla Roma per il rinnovo del mandato, non può dire che la Lega ha applicato i regolamenti… Se quello è il modo di applicare i regolamenti, sarebbe opportuno che qualcuno spieghi alla Lega come si interpretano i regolamenti. Evidentemente ne hanno bisogno…
C’è chi dice che la concomitanza è di turno e non di giorno della partita.
Non è così! Basta vedere sempre l’articolo 3.7. Se il regolamento avesse voluto dire questo, non avrebbe parlato di concomitanza e delle squadre meglio classificate. Si sarebbe limitato a dire: «in caso di passaggio ai quarti di finale, qualora ci siano due squadre della stessa città, ha diritto a giocare in casa la squadra meglio classificata». Così la concomitanza non sarebbe stata citata. Perché se sono quarti di finale, intesi come unicità del turno, che accidenti centra la concomitanza? Il problema è che chi applica le regole, volgarmente parlando, fa come gli pare… Questi hanno preso una cantonata e poi non hanno avuto il coraggio di dire: «Scusate abbiamo sbagliato»