“Balotelli al Milan? Mi spiacerebbe tantissimo. Così come mi spiace vedere Destro alla Roma, Santon al Newcastle e Biabiany al Parma. Ho dedicato tante energie al settore giovanile dell’Inter e vedere dei valori del genere fuori dalla casa nerazzurra mi rammarica. Balotelli ha dei numeri eccezionali e può vincere il Pallone d’oro e non averlo più da noi dispiace perché è uno che fa sempre la differenza”. Così Ernesto Paolillo, nuovo membro della Commissione Licenze per Club della Uefa.
“L’Inter è una cosa che si acquisisce da bambini. Quando vedo le partite soffro sempre. Sono un tifoso, è normale. E’ comunque una bella squadra anche se ancora mancano delle cose ma da tifoso do tempo alla società. Questo ciclo è appena iniziato”.
Paolillo parla della conferma di Maurizio Beretta alla Lega Calcio: “Non entro nel merito, sono importanti le idee, i programmi e il rinnovamento. Il calcio in Italia risente di una sua crisi, nono solo di una crisi del Paese”.
Paolillo poi continua sul modello da seguire: “Il calcio italiano deve seguire il modello tedesco. Non possiamo prendere ad esempio gli inglesi. Lì c’è una cultura differente dalla nostra. I tedeschi sono più simili a noi come mentalità e la Bundesliga deve essere prese ad esempio. Colonia, Stoccarda, Bochum hanno stadi relativamente piccoli ma molto attrezzati. E’ quello a cui il modello italiano si deve ispirare.
“La legge sugli stadi non è la panacea di tutti i mali, ma avere uno stadio di proprietà è essenziale. Impianti usufruibili 7 giorni su 7, – prosegue Paolillo – dove la partita è solo l’evento ultimo di una serie di manifestazioni e attività settimanali, consentirebbe alle società di calcio di avere introiti economici consistenti. Lo stadio deve essere un punto di riferimento per il tifoso. L’esempio lo sono le società tedesche, inglese e spagnole. In un mondo come quello del calcio italiano, dove i ricavi mancano, lo stadio di proprietà è fondamentale”
Non solo legge sugli stadi o impianti di proprietà però. “Gli altri ingredienti per generare ricavi sono l’afflusso dei tifosi che vivono lo stadio e che possano quindi diventare consumatori di merchandising. In Italia non c’è un sufficiente merchandising perché non esistono negozi ufficiali delle società di calcio ben gestiti. O almeno gestiti nella maniera ottimale. Gli store dovrebbero far parte dell’evento stadio. Al Camp Nou o all’Emirates Stadium, per esempio, quando si esce dal tour dello stadio si entra nello shop. Lì il tifoso-cliente compra e spende”.
Fonte: Personal Press Agency