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IL ROMANISTA De Rossi, l’Inter come una finale

Daniele De Rossi

(D. Giannini) – Roma-Inter è partita dal peso specifico enorme. Perché è una delle ultime chiamate per proseguire il sogno di un posto in Champions. Insomma, una sorta di finale. Che non è detto che sia un male. Perché quando sente la parola finale, la Roma trova spesso e volentieri anche i gol di De Rossi. Daniele contro i nerazzurri ha alle spalle una lunga storia di sfide (in totale 31 comprese tutte le competizioni, con 6 gol), di serate decisive, spesso magiche. Fin dal principio, fin dagli inizi della sua carriera. O quasi. 3 ottobre 2004: era la quinta di campionato, ma era già successo di tutto. In panchina erano passati Prandelli, Voeller e pure Sella. Quella sera era la prima di Delneri, era una partita da non perdere. E invece era una partita quasi persa. Sotto 3-1 con il baratro di fronte ci pensarono prima Totti (che in quella occasione fece il gol numero 100) e poi De Rossi al suo primo sgambetto ai nerazzurri. Importante, decisivo, scolpito nella memoria dei romanisti per quella corsa sotto lo Sud con la maglia tirata all’inverosimile davanti per mostrarla con orgoglio ai tifosi e dietro strappata. Un’immagine di forza e amore. Finali, si diceva.

Come quella di Coppa Italia del maggio 2007, quella del 6-2. Ancora una volta loro due a indirizzare il destino della Roma: Totti dopo pochi secondi, Daniele dopo 5 minuti. Il terzo gol di De Rossi all’Inter fu diretta conseguenza del secondo, pochi mesi dopo, in Supercoppa. Rigore, palla sparata all’angolino, quasi come un anno prima nella finale Mondiale. Palla dentro, e coppa portata a casa. Un anno dopo ancora Supercoppa, ancora gol, ma quella volta non bastò. Dalle coppe di nuovo al campionato, di nuovo un 3-3 iniziato proprio con una sua rete il 1 marzo 2009. L’ultima ai nerazzurri quasi 3 anni fa, nella rimonta scudetto con Ranieri in panchina. Prima lui e poi Toni e il sogno per un po’ si fece realtà. Era come una finale quella, era una partita da vincere a tutti i costi per crederci ancora. Un po’ come stasera. Per andare a caccia del posto che merita questa Roma. Per essere di nuovo il De Rossi statuario di Firenze: cuore e muscoli supportati da una lucidità totale. Il De Rossi che sarà necessario per non cadere più, per scalare posizioni. Da qui alle fine. Sempre. Centrale o intermedio che sia. Con o senza Pjanic. Semplicemente De Rossi, quello vero. Quello che quando vede l’Inter si esalta. Soprattutto se è una finale o quasi. Come stasera.

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