(U.Trani) – E’ caduto il governo Zeman. Più che separato, esonerato in casa. La Roma, in queste ore, è come se non avesse l’allenatore, pure se il tecnico di Praga è sotto contratto (anche per la prossima stagione che difficilmente passerà però ancora a Trigoria) e se ieri mattina, come se niente fosse, è stato in campo per insegnare calcio ai giocatori giallorossi. A sfiduciarlo, pubblicamente, è stato il ds Walter Sabatini a Trigoria. Usando il passato e non il presente per parlare del lavoro del boemo in questi sette mesi. […]
Lo ha chiamato Zeman 2. Nel senso che il boemo può restare solo se accetta agli input della società. Che gli chiede di cambiare soprattutto atteggiamento nei confronti dei calciatori e, quando sarà necessario, anche modo di giocare. Prendere o lasciare. Messa così, sembra chiara la strategia. Sabatini, contestando il suo Metodo, lo ha spinto alle dimissioni. Perché conoscendo Zdenek appare improbabile che diventi improvvisamente un altro. Nei rapporti con la squadra e tatticamente. Ma, cosa da non trascurare, è improbabile che sia lui a chiamarsi fuori.
IL GRANDE DUBBIO
Se fosse per Baldini, Zeman già da due giorni non sarebbe più l’allenatore della Roma. Il direttore generale è infuriato. Non ha mandato giù le accuse del tecnico a dirigenti e calciatori. In particolare quelle alla squadra sulla mancanza di spirito di sacrificio e sull’indisciplina. Per il dg va subito esonerato. Il paragone con Luis Enrique, protetto dal club fino all’ultima ora della sua gestione, non regge. Perché l’asturiano, anche dopo le sconfitte più pesanti, ha sempre difeso i giocatori. Quindi il capitale. Zdenek no, è andato allo scontro, in privato e in pubblico, a volte anche in partita. La lista degli scontenti è così lunga che si fa prima a elencare chi ha feeling con il boemo: Goicoechea, Piris, Balzaretti, Florenzi, Tachtsidis, Bradley e Totti. Più Marquinhos e Lamela, ma solo perchè i due hanno sempre avuto spazio. Pochi nove giocatori per essere squadra.
L’ATTESA
Sabatini, però, cerca di prendere tempo, anche se nessuno a Trigoria può garantire che venerdì, all’Olimpico, in panchina ci sarà l’allenatore attuale. Il ds ha cercato di convincere, al telefono, Baldini. Come il ds, anche gli altri dirigenti, l’ad Fenucci e il consigliere Baldissoni, non vogliono accelerare. O meglio, vogliono capire se l’allenatore è disposto a cambiare. Se resta, è bene dirlo subito, non sarà più Zeman. Perché dovrebbe spiegare ogni scelta, dal portiere al centravanti passando per il regista, alla società che finora lo ha sostenutoma adesso non ha più intenzione di restare fuori da alcune decisioni. Quasi un commissariamento. Oggi il confronto tra il boemo e la dirigenza.[…]
L’IDENTIKIT
Baldini ha parlato con il presidente Pallotta. E ha ricevuto carta bianca. La proprietà è preoccupata, ma lascia la piena autonomia al direttore generale. Dall’inizio della nuova éra i bostoniani si sono sempre comportati così. Hanno fiducia nel management italiano. Il direttore generale sta scremando le candidature. Non vuole cambiare tanto per farlo. L’unico traghettatore, stimato da Sabatini e dai giocatori più rappresentativi, potrebbe essere Aurelio Andreazzoli, l’ex tattico di Spalletti che è nello staff tecnico già dall’anno scorso, con Giuseppe Giannini. Oppure Christian Panucci, attualmente collaboratore di Capello in Russia: «voglio fare l’allenatore», ha detto ieri. Più loro di Alberto Malesani che non convince a 360 gradi. L’ideale sarebbe un tecnico di statura internazionale che resti anche l’anno prossimo. Uno come Laurent Blanc, uomo di alto profilo e di grande carisma.
LO SCENARIO
Se Zeman non cambierà linguaggio, anche nel vertice con i dirigenti, la Roma lo solleverà dall’incarico. Per il Cagliari potrebbe esserci proprio Andreazzoli. […]