(M. Pinci) – «Un incidente grave, poteva essere mortale, ma siamo sopravvissuti». La Roma e Zeman escono dalle lamiere e continuano la strada insieme: non certo a braccetto, però.Alla fine di una giornata da commedia dell’assurdo, in cui il boemo dirige l’allenamento della mattina senza sapere se avrebbe seguito quello del pomeriggio, si decide di non decidere.Restano crepe profonde sotto la vernice fresca del governo Zeman-bis: commissariato dalle richieste del club e sub judice fino alla prossima puntata. «Non possiamo accettare un allenatore che dimostra di non credere nel progetto »: così, evocando le frasi di sabato del tecnico sulla disciplina, il club ha aperto il confronto dell’ora di pranzo. La totale assenza di alternative, l’immagine del tecnico associata ad uno sponsor (da cui ha anche ricevuto una vettura), soprattutto la voglia di non gettare via una stagione che ha ancora qualcosa da dire – a partire dalla coppa Italia – hanno spinto i dirigenti a mediare. Alle proprie condizioni però: ricostruire i rapporti, motivare De Rossi, recuperare (anche in campo) Stekelenburg, tutelare i calciatori, patrimonio della società. «Basta fare il guru, ora fai l’allenatore». «Volevo togliere alibi al gruppo – ha risposto Zeman – ora vorrei poter fare al meglio l’allenatore della Roma», per non gettare via l’ultima occasione della carriera. Stordita invece la squadra, soprattutto i nuovi stranieri, da Castan a Marquinhos. In serata Sabatini, irriconoscibile rispetto a 24 ore prima, annuncia: «Continuiamo insieme le nostre battaglie». Fino al prossimo incidente.