(L. Valdiserri) – Cellinolandia. Il Cagliari si prende la rivincita più tremenda sulla Roma, dissotterrando l’ascia di guerra dopo lo 0-3 a tavolino dell’andata, disintegra la Roma e porta Zdenek Zeman a uno dei punti più bassi della sua carriera.
La squadra è un’Armata Brancaleone, senza gioco e senza morale, e la curva Sud ha dato il suo responso già durante la gara: prima uno striscione «Via il boemo» e poi il coro a gran voce «Zeman vattene». Si può discutere su tutto e, con Zeman, i toni sono sempre altri. C’è chi dice che la squadra gli abbia giocato contro e chi dice che la colpa sia dei dirigenti che lo hanno delegittimato. Tutte le opinioni sono lecite, però c’è anche quello che dice il campo e quello che dice la classifica. Il campo mostra un gruppo senza testa né coda: la fase difensiva è dilettantesca, ma, cosa ancor più sorprendente e preoccupante, la Roma non gioca nemmeno in attacco. Non ci sono «tagli», si va per conto proprio. Il centrocampo è di poca qualità e senza Pjanic (ieri squalificato) e De Rossi (in panchina) non ci sono idee e forza fisica.
Andando avanti di questo passo, i talenti sotto contratto inizieranno a preoccuparsi del loro futuro e a cercare altre soluzioni. La partenza fa capire subito come andrà a finire. Passano tre minuti e il Cagliari è già in vantaggio. Dodò è troppo avanzato e Sau si infila nel corridoio vuoto; Marquinhos non lo affronta e lo lascia crossare; Tachtsidis è una statuetta del presepe e osserva Nainggolan che sorprende Goicoechea. La Roma rischia di affondare al 21’: Sau vola da solo in contropiede, ma spreca tirando male. L’arbitro Romeo e i suoi assistenti si allineano al livello della Roma non vedendo un rigore solare di Ibarbo su Tachtsidis, al 27’.
Il pareggio, quasi per inerzia, arriva al 34’: punizione di Totti e regalo di Daniele Conti, la bestia nera che ha segnato cinque gol in carriera alla Roma, ma che questa volta si muove in barriera e lascia scoperto l’angolo dove si infila il pallone. Non passa nemmeno un minuto della ripresa e, in maniera tremendamente simbolica, Goicoechea, il portiere che Zeman ha voluto a tutti i costi, segna un autogol comico, buttando in porta un cross innocuo di Avelar, con il pallone quasi sicuramente uscito durante la sua traiettoria. Un colpo da k.o., che la Roma paga con il 3-1 d Sau e il 4-1 di Pisano, in mezzo a una girandola di pali e traverse colpite dai sardi.
Inutile il 4-2 di Marquinho, un altro dei giocatori che Zeman «vede » di meno. Subito dopo la gara il vertice negli spogliatoi tra Zeman e la dirigenza. Andare avanti così è impossibile ed è già stato contattato Laurent Blanc, ex c.t. della Francia. Se si troverà l’accordo (anche per il prossimo campionato), la decisione sarà presa già oggi. Fuori dallo stadio c’è stata contestazione. Zeman è sempre più solo: «Non mi dimetto perché credo in quello che faccio e penso che questa squadra può crescere e raggiungere risultati». Ma l’idea che ha preso piede dentro la Roma è che lo possa fare solo senza di lui. Poi, a giugno, la proprietà americana metterà anche i dirigenti davanti alle loro responsabilità. A meno che qualcuno, spontaneamente, non voglia farlo subito.