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GAZZETTA DELLO SPORT Terremoto Roma. “Perché Baldini e Sabatini sono ancora al loro posto?”

Baldini e Sabatini

(M. Calabresi) – Se i tifosi, venerdì sera, avessero osservato Alessandro Florenzipassare nella mixed zone dell’Olimpico, si sarebbero tutti rivisti in lui. E nella faccia giovane e gagliarda di una Roma che è un cumulo di macerie. Lui, testa bassa, sguardo fisso e distrutto: tutta Roma con più incredulità che rabbia, più rassegnazione che voglia di prendersela con qualcuno di preciso. E quando non si ha un bersaglio preciso, ecco che i bersagli diventano automaticamente tutti. Così, Roma è andata a dormire, così si è risvegliata: aspettando il comunicato delle 14.36 (a proposito, per i minuti immediatamente successivi, il sito ufficiale è andato in tilt) ma già conoscendone il contenuto.

Sfiniti Una volta si aspettavano le 10 del giorno successivo, orario canonico di inizio delle trasmissioni radiofoniche cult. Ora no, lo sfogatoio non chiude mai: il tifoso frustrato dallo scarso Goicoechea, dall’acerboTachtsidis e dall’indisponente Osvaldo trova nei social network la sua libidine (vedi sotto). Anche per questo, i toni in modulazione di frequenza sono più dimessi: da chi, dal giorno in cui Zeman ha rimesso piede a Roma, non si è spostato di un centimetro (e ora sentenzia «’sti giocatori viziati so’ riusciti a caccia’ via pure lui»), a chi individua nell’allenatore «la causa di tutti i mali perché è bollito». Se su Zeman non c’è l’accanimento tipico di un tecnico «esonerando» e i giocatori (al netto di qualche cane sciolto) sembrano comunque essere riusciti a sfuggire anche stavolta alla scure mediatica, il vero bersaglio della gente sono i dirigenti: «Che ci stanno a fare questi ancora sulle loro poltrone?». «Via tutti, subito», è l’appello accorato. Ovviamente non ascoltato.

Spaccature Sono stati mesi, questi, in cui il tifoso della Roma ha dovuto subire troppo: si era infervorato vedendo i sacchi d’acqua sulle spalle dei giocatori, poi poco altro. Presto sono iniziati i guai: le rimonte subite con Bologna e Udinese, in mezzo la batosta di Torino e le magagne tra il boemo e mezza squadra. Poi il derby, vissuto talmente male che ora qualcuno non nasconde la paura di ritrovare la Lazio in finale di Coppa Italia. Mesi amari, questi: si è passati dai pro e contro Luis Enrique agli zemaniani e antizemaniani, ai baldiniani e i sabatiniani. Il tutto, mentre la Roma veniva lasciata inesorabilmente indietro, sola, abbandonata al suo triste destino. Triste, come la faccia di Florenzi.

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