(M. Pinci) – Negli occhi la disfatta di una squadra che sembrava aver scelto di abbandonare il proprio allenatore, vecchia solo di poche ore ma sufficiente a cambiare la storia. Quella del ritorno di Zeman alla Roma finisce alle 11.30 di un sabato piovoso: il conclave romanista è riunito negli uffici dello studioTonucci, Baldini e Sabatini, l’avvocato Baldissoni e l’ad americanoZanzi. Dopo il consulto oltreoceano con il presidente Pallotta, si decide: paga l’allenatore, addio Zeman. Lo sanno già tutti, non il boemo impegnato in una gara di golf. Lo chiamano per comunicargli la scelta. «Dobbiamo parlarti, vediamoci», gli scrive Baldini, ma nessuno risponde. Tre ore dopo, avvisati la moglie e il figlio del tecnico, il suo staff, l’agente Faccini e i leader dello spogliatoio Totti e De Rossi, il club emette il comunicato per annunciare l’esonero. Passano pochi minuti, alle 15.02, Zeman rientra a casa, guidando una Citroen celeste. «Non ho parlato con i dirigenti, a me nessuno ha detto niente», sbuffa aprendo il cancello del garage, prima di nascondersi in un muto esilio nell’attico al Fleming, interrotto solo da una frase pubblicata in serata sul suo sito: “Mi dispiace per i tifosi, ho cercato di dare tutto”.
Triste, incredulo e vinto dalla prestazione indecente della squadra contro il Cagliari, dopo la settimana di follie societarie. Martedì, a seguito della grottesca conferenza stampa con cui Sabatini sembrava annunciarne l’esonero, l’addio era rientrato, più per carenza di alternative che per convinzione. Ma è bastato ai dirigenti vedere i calciatori mollarlo di fronte al pubblico dell’Olimpico per far retromarcia. Nella notte Baldini era pronto persino a rassegnare le proprie dimissioni a Pallotta: per ora bastava il cambio tecnico.
Con la squadra stordita e destabilizzata, il management ha scelto per la soluzione più “rassicurante”: Aurelio Andreazzoli, già nello staff di Spalletti, contratto fino al 2017 da 200 mila euro annui – che non verrà ritoccato – una vita dentro Trigoria, dove dorme anche, e la fiducia incondizionata di Sabatini, con cui già ieri sera ha iniziato la programmazione tecnica. Scelta inevitabile dopo gli infruttuosi colloqui telefonici con Blanc, unico tecnico contattato e poco propenso a subentrare in corsa. La scintilla non è scoccata: «Riparliamone a giugno» la proposta del francese. Quando però Baldini vorrebbe Allegri. Sempre che, dopo il secondo flop in due anni, sia ancora lui a decidere.