(F.Oddi) – Un mesetto fa Roberto Muzzi aveva vinto il memorial «Roberto Ielasi», alla Nuova Tor Tre Teste: a dirlo così non sembra poi così prestigioso, in realtà in finale con la Roma c’era il Barcellona. Era capitato anche al suo predecessore sulla panchina dei Giovanissimi Regionali, Alessandro Rubinacci, l’anno scorso, però lui i blaugrana li aveva battuti in semifinale, perdendo poi con l’Inter, Muzzi invece il torneo se lo è portato a casa, l’ultimo di una lunga serie. Il suo salto in prima squadra (sia pure da tecnico in seconda), ricorda molto quello fatto due anni fa da Montella: non era il più importante del settore giovanile, era semplicemente il più bravo. Entrambi cominciarono ad allenare pochi giorni dopo aver annunciato il ritiro, entrambi nell’estate del 2009 ed entrambi a Trigoria, solo che l’attuale tecnico della Fiorentina fece a una Roma in difficoltà economiche l’enorme favore di spalmare in un triennale da allenatore il suo ultimo ingaggio da calciatore, 2,7 milioni lordi, e in cambio ottenne la terza squadra per importanza del vivaio, i Giovanissimi Nazionali. Roberto Muzzi, reduce da un anno fuori rosa al Padova in C1 (allenatore Carlo Sabatini, fratello di Walter, poi esonerato), accettò l’ottava (su nove), i Pulcini: 10 anni, non necessariamente compiuti.
GAZZETTA DELLO SPORT Muzzi? Come Montella. E ha già battuto il Barça
Scalata continua Quel gruppo, i nati nel 1999, è l’orgoglio di Bruno Conti: nelle dichiarazioni ufficiali le annate sono tutte uguali, in quelle alle persone più fidate alcune sono più uguali delle altre. E quella dei ’99, considerata la più ricca di talento, è stato affidata a Roberto Muzzi per 4 stagioni di fila (anche se l’anno scorso, arrivato a 51 elementi, era stato diviso in due squadre): tutto lasciava supporre che li avrebbe guidati anche l’anno prossimo, giocandosi lo scudetto coi Giovanissimi Nazionali. A Trigoria, di fatto, ci vive, visto che ha due figli nelle giovanili: Nicholas, 16 anni, gioca con gli Allievi di Sandro Tovalieri (ala destra, titolare), Ramon, 14, è il centravanti di riserva dei Giovanissimi, entra quasi sempre, e timbra abbastanza spesso. Per loro, ma non solo, anche quando non gioca, è facilissimo incontrarlo sulle tribune, rigorosamente in tuta (giallorossa). Dopo aver smesso di giocare, aveva girato l’Europa, a studiare calcio e metodologie di allenamento: era stato a Barcellona, ad Amsterdam per l’Ajax, una preparazione che a Trigoria in pochi hanno. Tra i tifosi, qualcuno ha storto la bocca, per il suo passato con la Lazio. Che non ha impedito al padre, che gestiva la scuola calcio del Morena, di dare a Bruno Conti i due più bravi che aveva, i gemelli Matteo e Federico Ricci: scherzavano spesso con lui da bambini, giocavano a farsi i tunnel. E ora che sono in Primavera potrebbero ritrovarsi sullo stesso campo, coi grandi.