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GAZZETTA DELLO SPORT Andreazzoli e la sua Roma: Totti punta nel 4-2-3-1

Aurelio Andreazzoli

(A. Pugliese) – Quarantanove gol fatti, uno in più della Juventus capolista (anche se, a dire il vero, ci sono anche i tre «fasulli» di Cagliari) e il miglior attacco in assoluto della Serie A. È l’eredità lasciata da Zeman alla Roma di Andreazzoli, che nella sua unica stagione da capoallenatore (1995-96, con la Massese, ndr) giocava anche lui con il 4-3-3. Lo stesso modulo di Luis Enrique prima e Zeman poi, lo scacchiere che la Roma americana ha scelto per premiare spettacolo ed entusiasmo. Sarà ancora così? Lo sapremo da oggi, quando Andreazzoli comincerà a lavorare sulla tattica (finora non ha fatto nulla, visti i ranghi ridotti, con 11 nazionali fuori).

Modulo L’impressione (forte) è che il nuovo allenatore giallorosso andrà a caccia prima di tutto di quell’equilibrio che la Roma zemaniana ha dimostrato di non avere (ai 49 gol fanno da contraltare i 42 subiti, seconda peggior difesa dopo il Pescara con 48) e che per trovarlo si possa affidare a quel 4-2-3-1 plasmato nel tempo con Luciano Spalletti e che tanto fece sognare la Capitale. Una difesa più bloccata (in rialzo le quotazioni di Burdisso al centro e di Taddei sugli esterni), due mediani (De Rossi e Bradley) e tre trequartisti (Lamela, Pjanic — ieri in gol con la Bosnia — e Florenzi) a supporto dell’unica punta. Già, un solo attaccante, nonostante una ricchezza senza fine. Quel posto allora finiranno con giocarselo in tre: Totti, Osvaldo e Destro (ritorno previsto per il 30 marzo, Palermo-Roma), con il capitano giallorosso (a -2 dai 225 gol di Nordahl) favorito sugli altri. «Francesco è il giocatore più forte che ho ammirato dal vivo», ha detto ieri Andreazzoli, seguito anche da Muzzi, il suo vice: «Anche per me è così: siamo cresciuti insieme nel vivaio, ma lui è diventato un fenomeno». L’alternativa al 4-2-3-1 può essere un 3-5-2 (la difesa a tre Andreazzoli l’ha fatta ad Udine), per cercare proprio di non sacrificare troppo l’enorme potenziale di punte a disposizione.
Lotta a tre Da oggi, quindi, via al laboratorio tattico. Se verrà scelto il 4-2-3-1 di concorrenza ce ne sarà molta, proprio come di spreco. Ma le esigenze sono cambiate, adesso la Roma ha bisogno soprattutto di fiducia e stabilità. Totti quel modulo lo conosce a memoria, avendolo fatto con profitti super con Spalletti (vincendo la Scarpa d’oro nel 2007).Osvaldo e Destro, invece, dovrebbero lavorarci, un motivo in più per scegliere subito il capitano. Osvaldo, tra l’altro, vive un momento di appannamento, legato anche ad un atteggiamento che a molti tifosi non va giù ( e chissà che il «cambio di stagione» non porti una ventata nuova anche per lui). Andreazzoli, però, non vuole perdere il suo potenziale in termini di gol (resta ancora il capocannoniere della Roma con 11 gol) e pericolosità. Per salvare Osvaldo, restano allora due strade: o spostare Totti tra i trequartisti, con Pjanic vicino a De Rossi in mediana (ma addio equilibrio, con una squadra troppo offensiva) o provare anche il 3-5-2: Totti e Osvaldo di punta, difesa con Marquinhos, Burdisso e Castan, con Lamela e Florenzi (o Marquinho) sugli esterni di centrocampo e Pjanic, De Rossi e Bradley in mezzo. Qualsiasi sarà la scelta, però, una cosa è certa: la Roma di Andreazzoli avrà meno punte di quella zemaniana. E con esse, probabilmente, anche meno gol. 

 

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