(R. Borromeo) C’erano tutti e tre, ieri mattina al Tribunale dei minori di Roma, i figli di Alessandro Angelucci. Matteo, Luca e Vittoria, il primogenito non ancora maggiorenne e la più piccola di appena 8 anni. Sono andati a chiedere la decadenza della patria potestà del genitore, e a raccontare a magistrato e psicologa delle violenze del padre, erede dell’impero Angelucci, i potentissimi padroni delle cliniche private ed editori del quotidiano Libero . Pugni, minacce, insulti.
L’ultimo episodio, spiegano i ragazzi, risale alla scorsa settimana, quando Alessandro Angelucci si è presentato a casa della ex moglie, Martina Sonni, per prelevare la figlia Vittoria. Subito è scoppiato un litigio con Luca, 16 anni, insultato dal padre per aver parcheggiato la moto in un posteggio che, urlava Angelucci, andava lasciato libero per lui. Secondo la cartella clinica che il Fatto ha potuto consultare, Luca è finito al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Addolorata con un trauma cranico, contusioni, ecchimosi e abrasioni.
DICE LUCA che quell’aggressione non è certo l’unica di cui è stato vittima. A fine ottobre, assieme al fratello Matteo – racconta il ragazzo – è stato picchiato dal padre mentre pranzavano “Da Tullio”, noto ristorante romano. Era presente anche il nonno, l’onorevole Pdl Antonio Angelucci(ricandidato), accompagnato dal plurindagato Denis Verdini e dall’ex ministro Altero Matteoli. Nessuno degli onorevoli, però, almeno stando alla versione dei ragazzi, sarebbe intervenuto per fermare le botte. Fatti che negli anni si sono ripetuti, come risulta dalle varie ricostruzioni consegnate ai giudici.
Estate 2010, Porto Rotondo: la famiglia si trovava su “Sil – vana”, uno yacht di 56 metri sul quale spesso andavano in vacanza. La lite è nata da una battuta di Luca, che non ha preso seriamente l’annuncio del padre di voler comprare la Roma. Sostiene Luca, all’epoca 13enne, che suo padre l’ha minacciato di morte, e tornati in barca gli ha tirato in faccia un accendino prima e un computer portatile poi. Il ragazzo, sanguinante, è scappato dallo yacht per andare dai carabinieri a denunciare l’accaduto. 2011: a Senigallia – paese d’origine della signora Sonni – Angelucci (ricorda Luca) l’ha picchiato di nuovo davanti a vari testimoni: la prognosi fu di sei giorni. Anche il nonno materno, intervenuto per difendere il nipote, è stato aggredito. Scatta la denuncia per lesioni personali che però, come le altre, non ha ancora prodotto risultati. Nemmeno quello di ottenere un ordine restrittivo (pur richiesto) che impedisca ad Angelucci di avvicinarsi ai figli. Ma non è solo con Luca che Angelucci ha problemi. Il 9 gennaio scorso il figlio maggiore, Matteo, è andato alla scuola Santo Spirito a prendere la sorella.
Come si legge nel verbale della querela presentata dalla signora Sonni ai carabinieri (è sempre lei ad agire legalmente in nome dei figli minorenni), Angelucci ha obbligato la piccola Vittoria (che piangeva) a salire sulla sua macchina. E davanti a una bidella e a una suora, ha preso per il collo Matteo che protestava, lasciandogli segni evidenti (il Fatto ha visionato alcune fotografie che li testimoniano). Capita spesso, sostiene la signora Sonni, che Angelucci prelevi la figlia senza avvertire, anche quando, in base alle disposizioni del giudice, non gli spetterebbe. “Nel 2009 non me l’ha fatta vedere per due mesi – racconta – e io non posso farci nulla. La villa del mio ex marito, in via Appia, è protetta da una targhetta con su scritto ‘Onorevole Angelucci’, anche se mio suocero non ci abita”.
E, INSISTE Sonni, non è raro che l’onorevole Antonio Angelucci – indagato sia per una presunta truffa da 163 milioni ai danni della Regione Lazio sia per presunti abusi edilizi – faccia da scudo al figlio. “Quest’estate sono andata a recuperare Vittoria a casa del mio ex marito, dato che non l’aveva riportata entro i termini ordinati dal giudice. È arrivato mio suocero, sbandierando il suo ruolo da deputato e lasciando la polizia fuori dai cancelli”. Alessandro Angelucci, habituè della discoteca Jackie O’, auto con lampeggiante rilasciata dal prefetto di Viterbo, durante l’udienza è stato accusato dai figli anche di apparire spesso alterato da alcool e stupefacenti. Ma anche di usare i guardaspalle per spaventare i figli mostrando le pistole. Ma ieri, in tribunale, la scena era questa: i fratelli, con la faccia pulita e timida, trattavano la piccola Vittoria come se fosse figlia loro, cercando di tranquillizzarla. Insieme alla madre dicono che la scelta drastica di non voler più essere i figli di Alessandro Angelucci è il semplice risultato di anni di soprusi. L’avvocato di Angelucci, Cristiano Marinese, contattato dal Fatto , non ha commenti da fare, se non questo: “Gli episodi in questione sono privatissimi e non veritieri. Vedo succedere in giro fatti molto più gravi su minorenni, eppure di quelli i giornali non parlano mai”.