(M. Calabresi) – Non ci è andato piano, ed è un eufemismo. Bordate vere, quelle di Giuseppe Giannini, che il sogno di allenare la Roma l’ha sempre avuto, sin da quando ha tolto gli scarpini. «Sono avvelenato — ha detto Giannini a Centro Suono Sport, senza giri di parole —. Qui sembra che meno hai a che fare con il passato della Roma e più vieni preso in considerazione. Con tutto il rispetto per Muzzi o Panucci, ma perché il mio nome non viene mai preso in considerazione? Ditemi solo un motivo. Le esperienze che ho fatto io non credo che le abbiano fatte né Muzzi né Andreazzoli. Io alla Roma lavorerei anche gratis».
Poi i toni si smorzano, ma di poco: «Vedo distacco tra società e tifosi: il fatto di aprire i cancelli per riavvicinare la gente farebbe sentire alla squadra che i tifosi ci sono. In allenamento si dà il 300% così. Io 15 anni fa facevo il calciatore, a me se uno viene a dirmi “Non faccio la doppia seduta”, non gioca». Chiaro, no?