(F. Bianchi) –Un’altra Roma, la solita Roma. Con i suoi pregi, pochi di recente in verità. E i suoi difetti, atavici. Andreazzoli non trova la formula magica. È presto per dirlo, ma il suo sogno di allenare la Roma rischia già di trasformarsi in incubo. Altra sconfitta, altra corsa. Siamo alla quarta nelle ultime sei gare. Due soli punti in 6 partite per una squadra che doveva lottare se non per lo scudetto, almeno per la Champions. E invece è stata scavalcata anche dall’Udinese. Ora è nel limbo, al nono posto. Ne approfitta la Samp, che con i muscoli di Sansone nel secondo round entra a valanga e affetta la Rometta.
Polemiche In una partita non si possono risolvere i problemi. Ma è la situazione che preoccupa: l’altra Roma che prende ancora 3 gol e sono 22 in 10 partite. E sono certi fatti tipici da Roma, che accenderanno nuove polemiche. L’ultimo è questo: Totti, il rigorista principe, anzi storico, che lascia l’onore e onere a Osvaldo solo perché glielo chiede. E lo sciagurato Osvaldo sbaglia, male, il rigore dell’eventuale 1-1 che avrebbe riaperto la partita. Quando le cose vanno male poi, possono andare peggio. Perché prima c’è anche un gol annullato, al minuto 6 del secondo round sullo 0-0, che è un giallo. Quando parte l’azione, Marquinho è in fuorigioco, ma il guardalinee Barbirati non alza la bandierina. Quando il tiro di Totti è rimpallato e la palla finisce a Lamela che segna, Barbirati resta fermo ed è l’arbitro Celi a richiamare l’attenzione. Allora si alza la bandierina e il gol viene annullato. Ma Lamela è in posizione regolare. Che cosa è stato fischiato?
L’illusione Al di là degli episodi, la sconfitta ci sta tutta. Eppure, all’inizio la sfida annunciava l’alba di una nuova era per la Roma. Andreazzoli l’aveva nascosta come si fa con il varo dei bolidi di Formula 1. Quando è stato tolto il telone, s’è vista una squadra più coperta, come si chiedeva da tempo. Addio tridente. Difesa a 3 e centrocampo folto. Meno pretenziosa a livello di gioco, ma solida e reattiva nelle ripartenze. Davanti al «tifoso» Roberto Mancini e il c.t. argentino Sabella in missione per Icardi, la Samp è rimasta imprigionata nei fraseggi di Pjanic, Totti e un superbo Lamela. Con una sola punta e Soriano alle spalle, non ha mai fatto un tiro porta. E ha chiuso il primo round sullo 0-0 solo grazie all’erroraccio di Pjanic a porta spalancata e alla parata di Romero su punizione di Totti.
Samp, la mossa è giusta Delio Rossi capisce che deve cambiare qualcosa. Fa esordire Sansone e modifica il sistema in 4-4-2 abbassando De Silvestri, perché Lamela sulla fascia va guardato a vista. Tutto è più equilibrato, adesso. E la Roma meno sicura. Sansone, ex Sassuolo e Torino, irrompe nella sfida come una tempesta. Dopo l’episodio Lamela regala un delizioso assist d’esterno a Estigarribia. Allora tocca ad Andreazzoli cambiare qualcosa: dentro Florenzi per un Bradley spaesato e l’ispirato Lamela dietro le punte. L’azzurro regala ritmo e idee ma quando Osvaldo fallisce il rigore, c’è Sansone che atterra la Roma con una punizione. Poi l’infortunio di Castan costringe il neo tecnico a inserire Dodò e utilizzare un De Rossi alla Luis Enrique, centrale difensivo. Il gol di Lamela su cross di Florenzi è soltanto un’illusione. Subito dopo Icardi svetta di testa dal corner, indovina un po’, di Sansone, e fa esultare i tifosi e Sabella. Guarda caso, sono proprio i due dichiarati intoccabili a tradire Andreazzoli. De Rossi perde Icardi in area e prima un sua palla persa aveva fatto partire l’azione dell’1-0. E Totti s’arrende alla richiesta ingiustificata di Osvaldo. Sarà anche una stagione maledetta, ma i giocatori ci mettono del loro.