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IL TEMPO Totti: “Giù le mani dalla Roma”

Totti Roma-Inter

(A. Serafini) – «Giù le mani dalla mia, nostra e vostra Roma. Perché per me è la vita». La voce diventa grossa, ma il momento lo rende quasi necessario. Francesco Totti fa quadrato nel suo quartier generale, chiudendo una volta per tutte la parabola negativa alimentata da una stagione difficile e scoppiata definitivamente negli undici metri di distanza tra lui e il suo grande amico Osvaldo: «Ci sono state molte parole e tante ricostruzioni fantasiose relative all’episodio del rigore di Genova. Si tratta di un fatto circoscritto alla partita: per me al triplice fischio è finito tutto. Daniel è uno di noi: questo non va dimenticato e spero che lui torni presto ad esultare con gioia dopo un gol».

Parole da capitano in un momento troppo complicato per far finta di niente. Impossibile quindi non liberarsi di tutti quei sassolini che fanno parte di una vicenda mal digerita, soprattutto per i contenuti che l’hanno resa pubblica: «Non tollero che qualcuno millanti cose non vere e si nasconda dietro la mia persona: non ci sono stati incontri individuali tra me e la società o l’allenatore relativi a questo argomento. Non sono mai stato chiamato individualmente, ma il tema è stato affrontato solo all’interno della riunione con tecnico, staff e calciatori, come è sempre accaduto».

I bersagli sono tanti e Totti non risparmia nessuno: «Per il ruolo che ho, è giusto che mi faccia sentire. Chi ha voluto far trapelare all’esterno del gruppo colpe individuali non fa il bene di nessuno. Noi che facciamo parte della Roma, dalla società ai calciatori, fino ai dipendenti, siamo in piena sintonia». Colpe individuali che sono state oggetto di contestazione per una ventina di tifosi, che per il quarto giorno consecutivo, si sono posizionati fuori dai cancelli del Bernardini per dimostrare il loro dissenso. Qualche coro contro la dirigenza, uno striscione diretto a Sabatini e un lungo applauso riservato soltanto al loro capitano.

Ieri Totti e Osvaldo hanno preferito lasciare Trigoria da un’uscita secondaria, evitando comunque le diversità di reazioni che li avrebbero aspettati. «Ora pensiamo alla Juventus», la chiosa del discorso fatto dal numero dieci attraverso il suo blog: l’unico pensiero che continua ad occupare la testa di Andreazzoli, indaffarato tra le mura di Trigoria nel studiare mosse e contromisure. L’esperimento di Marassi non ha bocciato definitivamente la difesa a tre, quanto piuttosto uno squilibrio tra i reparti, composto da troppe pedine offensive (soprattutto sugli esterni) che per caratteristiche garantiscono poca copertura in fase di non possesso. Il ritorno ad una linea a quattro quindi rimane una possibilità concreta(con la coppia centrale Burdisso-Marquinhos), considerando anche il lungo stop di Castan, che in caso di riproposizione del modulo utilizzato a Genova, obbligherebbe il tecnico a consegnare a De Rossi il ruolo lasciato scoperto dal brasiliano.

Un sistema di gioco, che il centrocampista ha sempre sostenuto insieme a buona parte dei compagni, convinti che sia il metodo migliore per garantire più copertura e tranquillità in una squadra bersagliata e colpita a suon di gol . L’ultimo in ordine temporale è stato il giovane Marquinhos, che bloccato da alcuni tifosi al termine dell’allenamento non ha mostrato dubbi in merito: «La difesa a tre? Mi piace, per le mie caratteristiche è il meglio». Ora la palla passerà ad Andreazzoli, che nelle prossime ore dovrà tener conto anche delle condizioni di Osvaldo (solito fastidio al ginocchio) e Florenzi (qualche linea di febbre), per dimostrare agli oltre 50000 romanisti presenti all’Olimpico un segnale di ripresa tanto complicato, quanto indispensabile.

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