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IL ROMANISTA Meteorite all’Olimpico: Totti!

Totti

(V. Meta) – Pioggia di meteoriti sull’Olimpico. Nessun danno a persone e cose, perché l’asteroide esploso dal destro di Totti fa solo bene, al cuore, alla classifica e pure al morale. Battere la Juve all’Olimpico era impresa che alla Roma non riusciva da nove anni. Ce l’ha fatta quando meno sembrava possibile, alla fine dell’ennesima settimana chiacchierata e complicata, con zero vittorie nel 2013 e tanti dubbi. Ma nell’aria c’era qualcosa. La settimana di prove di difesa a tre porta alla conferma di quanto visto a Genova: alla fine è Piris a essere dirottato al centro, ma Andreazzoli non lo lascia da solo a vedersela con Asamoah e gli mette davanti Torosidis, il più adatto a scalare per difendere a cinque all’occorrenza, insieme a Marquinho.

Lamela c’è ma va a fare il trequartista (cosa che non gli capitava dai tempi del River Plate) accanto a un Totti libero di sganciarsi per dare man forte a Osvaldo in area di rigore. Il problema, però, è arrivarci all’area della Juve, visto che il 3-5-2 di Conte, già di difficile pnetrazione di per sé, diventa il più delle volte un 5-3-2 deputato a bloccare gli avversari quando Buffon è ancora lontano. Nessuna marcatura speciale su Pirlo, su cui si alternano De Rossi, Pjanic e qualche volta perfino Totti. L’avvio della Roma è ammirevole, se non altro per il coraggio dell’atteggiamento. Nei primi dieci minuti si gioca quasi in una sola metà campo, con Lamela che per due volte prova a mandare al tiro un compagno, non fosse che al 4’ il destro di Osvaldo è murato da Barzagli e al 7’, su schema da calcio d’angolo, la conclusione di Pjanic esce di un bel po’. Un minuto dopo Osvaldo prova a fare tutto da solo, riceve al limite, riesce a mettere piede in area, ma la conclusione non è irresistibile e Buffon para. Meno bene, il portiere azzurro, all’11’, quando Osvaldo riesce ad aggirarne l’uscita e mettere il pallone in mezzo all’area, dove però ci sono solo i difensori della Juve. I bianconeri si fanno vedere dalle parti di Stekelenburg soltanto a ridosso del 20’, quando Pirlo batte un calcio di punizione imprimendo alla palla una traiettoria a giro che avrebbe ingannato diversi portieri ma non l’olandese, che si allunga e con le punta delle dita mette in angolo. Passano dieci minuti e Osvaldo manda al cinema Lichtseiner con un dribbling a rientrare, palla a Totti che trova una via di mezzo fra un tiro e un cross e la palla finisce sul fondo.

È l’ultima emozione di un primo tempo tutt’altro che spettacolare. In compenso si ricomincia con un’altra marcia, soprattutto la Roma, che dopo tre minuti pesca Osvaldo in area, solo che il numero nove deve calciare prima del ritorno di Barzagli e manda fuori sul secondo palo. Passa un minuto e dall’altra parte Pogba si vede rimpallare un elegante palleggio in area, il pallone arriva a Vucinic, che calcia al volo con il destro senza inquadrare la porta. Sul rovesciamento di fronte, Totti pesca Torosidis in proiezione offensiva sulla destra, il greco anticipa Caceres ma non Buffon, che gli dice di no sul primo palo. C’è qualcosa nell’aria. Minuto numero nove, gran destro dalla distanza di Pjanic, Buffon ci mette i pugni, poco dopo il bosniaco mette un buon cross sulla testa di Osvaldo, che tutto solo gira addosso al portiere. C’è qualcosa nell’aria. Minuto tredici. Pjanic, ancora lui, va a battere una punizione sulla trequarti, la difesa della Juve la ribatte sui piedi di Totti, che esplode un destro terrificante che Buffon non fa nemmeno in tempo a guardare mentre sibila sotto l’incrocio.

Troppo forte, incredibilmente vicino. Il Pjanic show non è ancora finito, perché prima che Andreazzoli lo sostituisca con Bradley, Miralem ha il tempo di inventarsi un assist morbido per Osvaldo, che però lascia all’accorrente De Rossi, doppio tentativo con il destro e palla sempre rimpallata. La difesa della Juve comincia a dare qualche segno di cedimento ed è Lamela a provare ad approfittarne, prima con una deviazione al volo con il piede sbagliato, poi saltando Bonucci e Caceres prima di perdere il tempo per la conclusione sul primo palo. Un infuriato Conte butta dentro Anelka mandandolo a fare il trequartista e per vedergli toccare un pallone bisogna aspettare venti di minuti (un filtrante per Giovinco che non ci arriva), Andreazzoli invece richiamo uno stanchissimo Marquinho per Balzaretti, al rientro dopo l’infortunio. C’è qualcosa nell’aria. E anche gli abbracci alla fine.

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