(M. Sconcerti) – Era in campo da subito una Juve modesta. Non stanca, fosse stata stanca sarebbe più grave, la stanchezza è una colpa a febbraio, non un attenuante. È sembrata per un tempo accontentarsi pensando di dare un ritmo alla gara che alla lunga avrebbe saputo gestire. Invece è stata la Roma a togliersi da una routine francamente noiosa. Per un tempo non ha capito cosa fare, come giocare, che squadra fosse. Poi è rimasto l’istinto dei giocatori importanti, la voglia di non fare un’altra pessima figura davanti alla propria gente.
È stato un secondo tempo di calcio quasi primitivo, solo talento, non ordine. Saltati i pregiudizi e gli schemi, la Roma ha fatto pesare i suoi fuoriclasse. Totti ha segnato un gol all’antica. Osvaldo ha fatto il centravanti moderno, dribbling e palloni di prima, quasi imprendibile. Lamela era fuori ruolo vistosamente, ma metteva sempre paura. Gli altri sono via via cresciuti come anime liberate fino a meritare la differenza sulla Juve. Per un tempo la Juve ha quasi sempre giocato nella metà campo della Roma, ma senza tirare in porta. Nel secondo, ha preso il gol e non ha avuto la forza di tornare leggera.
Ha avuto davanti non una squadra, ma una serie di energie gloriose e sparse.La Roma è confusa, ma ha grandi giocolieri. La Juve o gioca bene o farà sempre fatica. Questo lascia l’Olimpico, il senso di una non raggiunta completezza della Juve. C’è ancora strada, nel frattempo si può rischiare di tutto. Pigro Vucinic, scolastici Vidal e Lichsteiner, irritante Pogba che è l’opposto di Marchisio per rapidità di sintesi, in difficoltà tutta la linea difensiva contro la nemesi di Osvaldo, la Juve ha fatto la sua onesta partita da squadra che non aveva dentro lo slancio vitale per ripetere Glasgow.
Non è un dramma, non significa troppo. Solo che non si è ancora perfetti e che la strada si allunga sempre appena la consideri chiusa. Vediamo oggi se il Napoli è in grado di riaprire davvero il campionato o se insisteremo in una lettura decadente.