Un 2013 iniziato nel peggiore dei modi per la squadra giallorossa, senza vittorie, senza gioco, con tanto di cambio di allenatore. Tutto questo era valido fino a ieri sera, perchè la ‘Banda Andreazzoli’ per tornare alla vittoria non ha scelto un avversario qualsiasi, ma i Campioni d’Italia, la squadra sicuramente più forte presente nel nostro campionato. Una vittoria arrivata grazie alla ‘bomba’ di Totti, che ha rotto ogni equilibrio; un tiro carico di rabbia, la stessa rabbia che finalmente si è vista in campo ieri.
Andreazzoli ha motivato la squadra oltremodo: non sarà un gran comunicatore nei confronti della stampa, ma sicuramente sa parlare con i suoi calciatori, sa metterli a proprio agio ed in condizione di rendere al massimo. Non solo un motivatore, ma anche uno studioso dell’avversario e della tattica – sebbene abbia detto al suo arrivo che poco conta – è riuscito a bloccare le fasce bianconere, punto di forza della squadra di Conte oltre a Pirlo.
LA DIFESA. Con l’assenza di Castan in molti si chiedevano come si sarebbe schierata la Roma dietro. Dopo una settimana di esperimenti ad avere la meglio è stata ancora una volta la linea a 3, supportata, però, da due esterni di centrocampo di contenimento – come Torosidis e Marquinho – con l’inserimento di Piris vicino a Burdisso e Marquinhos. Proprio il paraguaiano è la lieta sorpresa della serata: impiegato nella stessa posizione che occupava in Brasile, cioè centrale destro in una linea a 3, rende al meglio, senza mai andare in sofferenza. Da quella parte gode anche dell’ottimo contributo del greco Torosidis, all’esordio dal primo minuto: si vede la differenza tra lui e Lamela in questa posizione, senza nulla togliere alla prova esibita dall’argentino nella scorsa partita. L’esterno della nazionale ellenica non sbaglia mai una diagonale difensiva e ha i giusti tempi per i movimenti offensivi.
DE ROSSI-PJANIC. Lo spirito di sacrificio di De Rossi accanto alla tecnica di Pjanic. Il numero 16 protegge la difesa, recupera ben 18 palloni e realizza 55 passaggi, il tutto va in contrasto con quanto sostenuto da chi lo teneva in panchina fino a qualche settimana fa. Il bosniaco come regista puro è meno ‘appariscente’, ma più funzionale: quando occupa la trequarti fatica a trovare la giusta posizione, mentre, se imbrigliato in compiti tattici, sa tenere ottimamente la posizione, oltre a creare gioco, grazie alle sue qualità tecniche.
L’ATTACCO. E’ sempre tridente, sono sempre gli stessi interpreti, ma ognuno può finalmente esprimere le proprie qualità liberamente: come sosteneva Capello, come sosteneva lo stesso Spalletti, i giocatori di qualità devono essere liberi di interpretare la fase offensiva, esprimendo tutte le loro qualità. E’ quello che è successo ieri. A Lamela e Totti si è chiesto il solo sacrificio di pressare a turno Pirlo, compito riuscito eccezion fatta per i primi 20 minuti, quando tutta la squadra era ancora intimorita dall’avversario. In crescita Osvaldo, a cui continua a mancare il goal, ma che torna a farsi apprezzare per lo spirito di sacrificio, che era tanto mancato nelle ultime settimane. Ottima la sua scelta di posizionarsi spesso tra Bonucci e Barzagli, creando difficoltà ai due centrali juventini, va più volte vicino alla rete, ma sembra appannarglisi la vista a volte.
Un capitolo a parte, come spesso accade da venti anni, lo merita Francesco Totti: la Roma dipende da lui, oltre ogni tatticismo, oltre ogni ragionamento. Quando si ha un calciatore del genere le partite vanno impostate attorno ad esso. In un gara di grande sacrificio trova un goal in cui racchiude la rabbia, la tecnica, la forza, la classe: tutte le qualità che rendono un calciatore perfetto espresse in un solo gesto tecnico. Lunga vita al Capitano.
A cura di Luca Fatiga