(T. Carmellini) – Fa sorridere, dopo duecentoventiquattro gol realizzati con la maglia della Roma in campionato, continuare a parlare diTotti e che qualcuno abbia ancora il coraggio di dubitare. Alla fine, proprio lui che in molti avevano già dato per «bollito», vecchio e chi più ne ha più ne metta, il giocatore messo in discussione anche agli albori della nuova avventura americana, quello voluto contro tutto e tutti da Lippi al Mondiale in Germania che ha contribuito a vincere, quello che poi si è dovuto riciclare da attaccante puro (Spalletti docet), è proprio colui che ha tirato e continua a tirare avanti la carretta.
Punto di riferimento attorno al quale si ritrova la nuova Roma assieme alla «vecchia», unica certezza anche quando tutto sembra essere in discussione. L’uomo che ha riportato al successo la Roma in questo 2013, fin qui arido, con un asteroide attualmente allo studio della autorità russe che ha fatto vibrare non solo la rete di Buffon ma l’Italia tutta. Non è retorica, ma la storia di un giocatore che ha sposato una causa ed è sempre rimasto coerente con una scelta fatta molti anni addietro: forse quando nemmeno lui immaginava di poter diventare quello che Totti è diventato per la Roma.
Avere un punto fermo così in casa è un bene che non può essere dilapidato, per questo si sta iniziando a pensare come sfruttare al meglio tutto il suo potenziale. Paradossalmente il contratto 5+5 anni (i secondi da dirigente) che all’epoca sembrava più un attestato di stima e un riconoscimento alla carriera che non un vero e proprio «affare» commerciale, rischia di dimostrarsi addirittura riduttivo per Totti. Ma quale dirigente, se il capitano sta così va fatto giocare almeno un altro anno, forse due, magari tre. Dipenderà solo da lui, dalla sua condizione atletica e dalla voglia: ma quella non è mai stata un problema.