(A. Pugliese) – Quando Andreazzoli venerdì in conferenza stampa aveva detto che «Pjanic può giocare ovunque, anche nei ruoli esterni», qualche brivido sulla schiena di qualcuno è salito. Chissà se il nuovo tecnico della Roma vuole inventarsi Miralem come laterale di centrocampo nel 3-4-2-1? E invece no, Andreazzoli non ci è inventato nulla, se non deciso di affidarsi a lui in regia, davanti alla difesa, tra i due centrali di centrocampo.
Un Pjanic alla Pizarro, anche se con compiti differenti. E Miralem, che gli aveva promesso in settimana una grande partita, alla fine è stato di parola, con il solito condensato di classe, geometrie e fantasia.
POLIEDRICITA’ SENZA FRENO Del resto, finora l’avevamo visto giocare un po’ ovunque: intermedio ed esterno d’attacco nel 4-3-3, trequartista dietro la punta, ora anche regista in mezzo al campo (dove, tra l’altro, ha già giocato spesso con la sua nazionale). Simbolo di una poliedricità senza fine, Miralem è davvero l’uomo capace di cambiare volto ad ogni partita: con un colpo, un assist, una giocata o anche solo un’invenzione estemporanea. E se domenica le esigenze della partita non fossero state quelle di coprirsi strada facendo con un mediano in più (Bradley), difficilmente l’avremmo visto lasciare il campo prima del fischio finale. «La squadra è unita e come ha detto Totti, piedi per terra e lavorare», ha scritto ieri il bosniaco sul suo profilo personale su Facebook. Per poi abbracciare così tutti i tifosi giallorossi: «Grazie per l’affetto, voi siete fondamentali e uniti insieme avremo senz’altro molte soddisfazioni. Stateci vicini e dateci fiducia, non faremo di tutto per ricambiarla. Roma è unica…».
L’AMORE DELLA GENTE Come del resto è unico lui, che parla sei lingue e con quella calcistica è già entrato nel cuore dei tifosi. Che, anche domenica sera, gli hanno cantato il solito coro: «Che confusione, sarà perché tifiamo… Sei bosniaco, ma sembri brasiliano… Punti la porta e tiri bombe a mano… Dai palla a Pjanic e vai che s’abbracciamo!». Un segno di quell’amore che i tifosi giallorossi non gli hanno mai fatto mancare, neanche nel momento più difficile, quando Zeman l’aveva messo un po’ all’angolo, tanto che dopo il gol segnato nel derby d’andata disegnò quasi un cuore simbolico con cui voleva abbracciare tutti i tifosi della Sud, tranne il tecnico boemo (con cui poi però si è chiarito).
SACRIFICIO Contro la Juventus Pjanic ha toccato il pallone 77 volte, chiudendo con 42 passaggi positivi (meglio ha fatto solo De Rossi con 45, anche se quelli di Daniele sono stati quasi tutti di alleggerimento, quelli di Miralem volti a costruire) e sbagliandone 7. A fronte di 9 palle perse, ce ne sono state però 7 recuperate, che è sintomo anche di voglia di sacrificio. Probabile che in quella posizione lì, davanti alla difesa, ci giochi anche a Bergamo e magari, chissà, anche fino alla fine del campionato. E mentre Miralem va a caccia del suo primo gol in giallorosso lontano dall’Olimpico, magari già con l’Atalanta, la Roma ha trovato una soluzione in più. Sempre con lo stesso obiettivo, quello di abbracciarsi.