Il rompicapo tattico di Andreazzoli nasceva da un problema atavico di questa Roma: la ricerca dell’equilibrio. E soprattutto di come raggiungerlo mettendo in campo contemporaneamente Totti, Osvaldo, Lamela e Pjanic, ovvero quattro giocatori di chiara impronta offensiva, ottimi costruttori di gioco, improbabili (almeno sulla carta) interditori. Andreazzoli li ha rischiati insieme contro la Juve ed ha avuto ragione. Come? Intanto riproponendo la difesa a tre che in fase di non possesso diventa automaticamente a cinque.(…)
La scommessa più ardita è stata probabilmente quella di schierare Pjanic a metà campo al fianco di De Rossi. Ruolo che il bosniaco gradisce e che interpreta alla grande nella sua nazionale, ma per il quale in Italia nessuno sembrava volergli dare fiducia. Se n’è giovato anche De Rossi che, come ai tempi del tandem con Pizarro, ha avuto sulla sua diagonale corta sempre il punto di riferimento di un giocatore di qualità, in grado di pensare il gioco, accelerando o rallentando la manovra secondo i movimenti senza palla degli altri giocatori, in particolare quelli d’attacco.
Già, perchè con i tre difensori saggiamente rintanati sulla loro trequarti, gli esterni attenti a presidiare le fasce, la Roma non avrebbe potuto volgere la partita dalla sua parte se i tre attaccanti non si fossero sdoppiati in un lavoro molto faticoso: pressare la Juve in fase d’impostazione e riproporsi come attaccanti veri quando c’è stato da farlo. In questo senso tutti e tre si sono prodigati al massimo. Lamela, che stavolta aveva libertà di movimento come trequartista, si è sfiancato nel disturbare Pirlo senza perdere potenza nelle sue incursioni palla al piede. Forse gli è mancata solo un po’ di precisione nell’ultimo tocco o nell’ultimo passaggio, ma all’interno di una prestazione eccellente.
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Fonte: Corriere Dello Sport