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IL ROMANISTA Daniele risorge a vecchia vita

Daniele De Rossi

(P.A.Coletti) – Uno a zero per la Roma, gol di Francesco Totti. Ancora una volta Roma e la Roma ringraziano il capitano. «È un esempio per tutti». Aurelio Andreazzoli nella sua prima uscita pubblica da allenatore dei giallorossi, alla consegna del premio Panchina d’Oro a Coverciano, ha parlato a Sky Sport dell’artefice della vittoria di sabato sera contro la Juventus.«Di lui vedo solo cose belle, lo invito spesso a mettersi più in mostra perché lui, per carattere, preferisce stare un passo indietro, mentre dovrebbe stare tre passi avanti. E lo stare indietro in questo ambiente non è sempre visto favorevolmente». Dopo la sconfitta di Genova è arrivata la grande vittoria contro la Juventus alla sua prima volta da primo allenatore all’Olimpico: «La vittoria con i bianconeri non è stata una resurrezione, deve semplicemente essere un punto di partenza, una base da cui costruire qualcosa. I ragazzi si sono espressi bene, hanno seguito i nostri propositi. A fine gara siamo stati contenti della loro risposta. Adesso dobbiamo pensare all’Atalanta sfruttando l’onda positiva».

Andreazzoli ha spiegato di aver vissuto con ansia e trepidazione la settimana che precedeva la partita che ha rappresentato la svolta del campionato dei giallorossi: «Era una tappa importantissima, l’abbiamo vissuta con apprensione, anche il pre gara. Abbiamo avuto una settimana intensa, sotto ogni punto di vista. Il mestiere dell’allenatore poi è arrivare lì e lasciare il palcoscenico ai ragazzi, che si sono espressi al meglio». Elogio e fiducia totale nei suoi giocatori, da Totti a De Rossi: «Daniele ha ancora ampi margini di miglioramento ma contro la Juve ha ristretto la forbice. Ha giocato bene, ha fatto il massimo di quello che può fare in questo momento».

L’allenatore ha spiegato come il limite del centrocampista della Nazionale in questo momento sia la condizione fisica, deficitaria visto il suo saltuario impiego sotto la guida di Zeman, quando era in costante dualismo con Tachtsidis: «Il dualismo per chi fa sport è normale altrimenti non puoi eccellere. Può essere che l’abbia disturbato ma questi sono dei momenti passati. Sono abituato a mettere dei paletti e dai paletti ripartire scegliendo la direzione dove andare. Ora mettiamo alle spalle quanto accaduto, Daniele deve mettersi alle spalle tutto quello che è stato, deve impegnarsi a far vedere al pubblico quello che era capace di fare quando stava bene fisicamente. Ora deve mettere ancora a posto qualcosina ma gli ho visto fare delle cose impressionanti. Lui è stato nel novero dei pochi centrocampisti al mondo che potevano ambire ad essere tra i migliori. Deve tornare in quella direzione, lo farà sicuramente perché le qualità sono quelle, deve mettere a posto alcune cose sotto l’aspetto fisico che lo hanno penalizzato. Lo aiuteremo in questo e poi non ci saranno difficoltà per lui».

La bella vittoria di sabato ha aiutato a ricompattare l’ambiente, un primo passo verso una ritrovata unione con il tifo giallorosso. Un’unione che, a detta di Andreazzoli, all’interno del gruppo non è mai mancata: «Il mio è un gruppo di lavoro stupendo, predisposto al lavoro di gruppo. Non ho avuto alcuna necessità di fare puntualizzazioni sui comportamenti. Ho messo delle regole, poche ma rigide. Non ho avuto alcun tipo di problema nel farle rispettare. Il comportamento dei ragazzi è di assoluta amicizia. Il problema del rigore di Osvaldo e Totti la scorsa settimana l’abbiamo risolto prima davanti alla squadra e poi individualmente, in una chiacchierata a tre piacevolissima e a tratti commovente. Non è assolutamente vero niente di quello che emerge fuori». In queste prime due settimane da primo allenatore della Roma, Andreazzoli ha più volte definito questa oppotunità come un sogno che si avvera. E dell’importanza di sognare, di avere un obiettivo da raggiungere, ieri l’allenatore ha detto:«Io credo nei sogni, senza sogni non si va da nessuna parte. Avere un obiettivo e mettere molta applicazione come abbiamo fatto noi dà soddisfazione. Sai di aver ottenuto quello per cui hai lavorato».

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