(R.Maida) Da un pranzo all’altro. Allora c’era Philippe Mexes, a cui spiegava la Roma. Stavolta c’erano Franco Baldini e Francesco Rocca, a cui parlava di storie lontane dal calcio. In mezzo, il nulla: un fossato di distanza fisica e ideologica durato un paio di migliaia di giorni. Tutto passato, tutto archiviato. A sorpresa, in un martedì di novembre dal climabritish , Fabio Capello è tornato a Trigoria. Sette anni dopo aver lasciato la Roma, sette anni dopo averla osservata per l’ultima volta.
MOTIVAZIONI -E’ stata una visita di piacere, improvvisa come l’addio del 2004: «Ho salutato dei vecchi amici» ha assicurato. Baldini e anche Tancredi, suo fedele preparatore dei portieri. Capello, in qualità di ct della nazionale inglese, era diretto a Napoli, dove ha assistito alla partita di Champions del Manchester City. E allora in giornata ha pensato di fare una capatina nel posto di lavoro che, a cavallo tra un millennio e l’altro, era stato suo. In un centro sportivo che proprio lui aveva voluto ristrutturare, ritenendolo non adeguato ai tempi. Capello ha assistito all’allenamento – anche Baldini poi è andato a Napoli – ma non ha incontrato Francesco Totti. Nemmeno un saluto. «Non si sono incrociati» dicono a Trigoria. Perché Capello si è materializzato quando Totti era già in campo e perché Totti è uscito dagli spogliatoi quando Capello era già andato via. In realtà nessuno dei due aveva troppa voglia di salutare l’altro, visto che i rapporti non sono buoni. Anzi, sono proprio inesistenti.
FRECCIATE –Uno scudetto vinto insieme non basta a creare feeling. Non c’era ai tempi in cui condividevano la vita professionale, non è migliorato dopo: le punture reciproche a mezzo stampa hanno reso impossibile ogni tipo di avvicinamento. Dalla rottura creata dal passaggio di Capello alla Juventus, i due si erano confrontati solo sui campi di calcio. Salutandosi con freddezza, come normali avversari. Niente di più. In questo caso non hanno ritenuto opportuno neanche stringersi la mano. Del resto, sarebbe stato un gesto ipocrita.
ALLA SPAGNOLA –C’è invece stato l’incontro con Daniele De Rossi, che Capello aveva fatto debuttare nella Roma. Colloquio cordiale e disinteressato. Ma soprattutto, c’è stato l’incontro con Luis Enrique, di cui il collega apprezza lo stile e la personalità: «Mi sarebbe piaciuto averti come giocatore» gli ha detto. Perché Luis Enrique lasciò il Real Madrid per il Barcellona (a fine contratto) nel 1996, proprio nei giorni in cui Capello veniva ingaggiato da Lorenzo Sanz come allenatore. Capello poi avrebbe vinto la Liga al primo colpo ma Luis Enrique si sarebbe consolato immagazzinando la cultura del Barça. Tutti contenti insomma. E concilianti, come ieri a Trigoria, senza esagerare con la nostalgia.