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IL TEMPO Un arabo, socio di Pallotta nella Roma

Pallotta

(A. Austini) – Ha ereditato un patrimonio praticamente illimitato, è nato in Giordania, dove ha legami con la famiglia reale, e avrebbe preso la cittadinanza italiana dopo una serie di investimenti nel Belpaese. Il nome è ancora top-secret mentre è certo il motivo della sua presenza in tribuna sabato scorso allo stadio Olimpico per Roma-Juventus: èpronto a diventare il nuovo socio di James Pallotta al vertice del club.
Se le trattative già molto avviate andranno in porto, la Roma parlerà l’arabo insieme all’americano e, soprattutto, sarà ancora più ricca. Non un cambio di proprietà ma un rafforzamento, con la conseguente riduzione delle quote in mano a Unicredit.

A.A.A.Q. – queste le iniziali dello sceicco intervallate da due congiunzioni in lingua araba – e i suoi legali italiani hanno incontrato più volte i dirigenti giallorossi negli ultimi mesi. Alle riunioni ha partecipato anche Franco Baldini, prima in un albergo romano del centro, poi, per motivi di riservatezza, in un resort nelle vicinanze della Capitale.Gli accordi non sono stati ancora formalizzati, ma l’affare negli ultimi giorni ha registrato una forte accelerazione ha ottime possibilità di chiudersi a breve.
Come? Lo sceicco entrerà nella AsRoma SVP LLC, la società americana che attualmente controlla il 60% di Neep Roma Holding(l’altro 40% è in mano a Unicredit), a sua volta proprietaria del 78% delle azioni del club. L’ingresso del nuovo partner dovrebbe coincidere con l’imminente aumento di capitale rinviato due volte per motivi tecnici. E, a questo punto, sarà superiore rispetto agli 80 milioni complessivi stanziati in tre tranche: i primi 50 milioni sono già arrivati nelle casse di Trigoria attraverso il finanziamento soci, gli altri verranno dal consorzio americano e dal nuovo compagno di avventura, con la conseguente diluzione delle quote in mano alla banca.

Ne uscirà una Roma dei due mondi, con denaro fresco da investire sul mercato e per le altre spesi correnti, in attesa dei futuri ricavi del nuovo stadio e, si spera presto, degli introiti della Champions. Le difficoltà della squadra, infatti, sono superiori alle aspettative degli americani che vogliono però continuare a investire su un progetto in cui credono ancora fermamente. E l’unica maniera per alimentarlo, in questo momento, è continuare a immettere soldi in cassa, mentre l’obiettivo a lunga scadenza resta l’auto-finanziamento.

A capo di tutto è destinato a restare James Pallotta che ha ereditato il comando dalle operazioni da Thomas DiBenedetto e non intende diminuire il suo impegno. A breve il presidente si riaffaccerà a Trigoria: l’occasione giusta potrebbe essere il derby del 7 aprile. Il socio arabo lo affiancherà, con un ruolo operativo ancora da definire. Di sicuro la sua presenza nel club aiuterà la Roma ad aprire nuovi orizzonti commerciali nel ricco mondo dell’Oriente, lì dove la squadra andrà in tournée la prossima estate, mentre resta da confermare il viaggio in Indonesia programmato dopo la fine del campionato.

La società, intanto, sta per legarsi a un nuovo sponsor tecnico – volata finale tra Nike e Adidas – ed è ancora alla ricerca di un main sponsor. Diverse le trattative in piedi con marchi internazionali, ma molto dipenderà dall’eventuale partecipazione alle coppe europee.

Prosegue sotto traccia anche il lavoro sullo stadio. Firmato l’accordo per i terreni di Tor di Valle, entro luglio la Roma e Parnasi contano di presentare il progetto alle istituzioni, quando in Campidoglio potrebbe esserci un nuovo sindaco. E la politica reciterà inevitabilmente un ruolo chiave per l’accelerazione dell’iter. L’obiettivo resta inaugurare l’impianto per la stagione 2016-17. Un sogno, forse, mentre la Roma «araboamericana» presto sarà realtà.

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