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IL ROMANISTA Stekelenburg, Atalanta e ritorno

Maarten Stekelenburg

(D. Galli) – Non si può parlare di miracolo andreazzoliano. Non perché non sia andreazzoliano, ma perché, molto banalmente, non è un miracolo. È una splendida gestione normale di una situazione normale. Domenica Stekelenburg difenderà la porta giallorossa per la terza volta di fila. Non accadeva da ottobre. «In questo momento Marteen è molto felice. E lo sarà di restare nella Capitale», dice il suo agente Robert Jansen. E il Fulham? «Questo – spiega – è ormai un discorso chiuso. Marteen è solamente contento di essere tornato titolare e di giocare con la Roma».

Titolare. Parola chiave. Lo era, per onestà, per correttezza nei confronti di Zeman, anche lo scorso 7 ottobre. Proprio contro l’Atalanta. Fu un giorno magico. Fu il giorno che i romanisti scoprirono cosa fosse, e quanto emozionante fosse soprattutto, una Hall of Fame. Fu il giorno che Tancredi sventolò la bandiera (di) Agostino sotto la Sud, fu il giorno delle domande per molti bambini: papà, chi è Falcao? Fu la storia in passerella. Fu la Roma. Fu un giorno magico, però, perché Stekelenburg contribuì in maniera decisiva a farlo restare tale. Sullo 0-0 salvò su Denis, evitò che la contestazione si espandesse a macchia d’olio, tenne a galla una squadra nervosa, resa fragile dalla sconfitta al derby e che prima d’andare in campo aveva letto in Sud che «la maglia è onorata solo se sudata, da oggi chi tradisce è meglio che sparisce».

La Roma stava per sparire. Tra lei e il baratro ci si mise Stekelenburg. Titolare. Maarten non ne ha mai fatto una questione personale con Zeman. Chiedeva quello che riteneva il minimo sindacale. Non capiva perché si fosse puntato su un altro portiere. Il quarto, sulla carta. L’alternanza è stato un dubbio potente. Così tanto da convincerlo a cambiare aria. Perso il treno (ma non l’aereo) per il Fulham, era tornato a Trigoria e si era scusato col compagno di squadra. Caro Goicoechea, gli aveva detto, il problema non sei tu, il problema è che non comprendo la ragione del tuo arrivo. La società, che spesso viene accusata di non aver assecondato Zeman, aveva assecondato Zeman. Il boemo vedeva in Goicoechea doti che erano inespresse. Lo erano all’epoca, lo sono oggi. «È stato bello – ha raccontato al quotidiano olandese “Telegraaf.nl” – vincere giocando da titolare. Dopo la parata sulla punizione di Pirlo e qualche presa aerea, ho sentito che non ce ne sarebbe stato per nessuno. Mi sono sentito forte. Poi, la fantastica rete di Totti. Sapevo che sarebbe iniziato un bel momento per me e per la squadra dopo un periodo difficile. Anche l’atmosfera allo stadio era grandiosa. Dimostrerò che possiamo raggiungere l’Europa. Il mio obiettivo è quello di tornare a giocare per la nazionale».

Stekelenburg avverte la fiducia di Andreazzoli. «Allora (a fine gennaio, ndr), la Roma non fece in tempo a trovare un sostituto così dovetti tornare. Ora, però, mi sento di nuovo bene e anche con la società va tutto a meraviglia. Abbiamo acquisito nuova fiducia dopo la vittoria contro la Juventus e anche la squadra è tornata in carreggiata. Onestamente, dico di sentirmi bene nel mio ruolo». Anche queste parole conteranno a giugno. A giugno, non ora. A giugno, quando la Roma deciderà se confermare Aurelio.

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