(C.Zucchelli) È a Trigoria da due mesi e mezzo ma soltanto oggi Italo Zanzi verrà nominato ufficialmente dal Cda global Ceo della Roma. Diretta emanazione del presidente Pallotta nel mondo giallorosso, prenderà il posto nel consiglio di uno tra DiBenedetto e Gabrielle, legittimando così quel ruolo che ormai da settimane svolge nelle stanze societarie.
ALL TOGETHER In questi 72 giorni di lavoro (tanti ne sono passati dalla presentazione del 18 dicembre) Zanzi ha fatto della coesione e dell’unità con i manager e con i dipendenti il manifesto della sua gestione. Si rivolge a tutti con sorrisi e cordialità fin dal primo giorno, non lesinando strette di mano, pacche sulla spalla e persino mail personalizzate di auguri di compleanno agli impiegati. Dal direttore generale Baldini agli uscieri passando per autisti e calciatori, Zanzi si rapporta con tutti nello stesso modo: sereno anche nei momenti più critici, disponibile, sempre pronto ad ascoltare le esigenze di ognuno. Inglese madrelingua, si esprime senza inflessioni dialettali per «farmi capire da tutti», parla correntemente anche lo spagnolo e sta prendendo sempre più confidenza con l’italiano, che studia praticamente ogni giorno. Da quando è arrivato a Trigoria trascorre nel centro tecnico gran parte della sua giornata: vive in centro, a due passi da piazza del Popolo, arriva al lavoro la mattina presto ed è sempre uno degli ultimi ad andarsene. Ha voluto capire ogni aspetto del mondo Roma: a questo servono gli incontri a cadenza mensile con tutto il personale chiamati «All Together» (il prossimo è in programma domani pomeriggio) e a questo servono anche i pranzi organizzati con i vari settori per entrare a contatto con gli aspetti più specifici del lavoro di ognuno.
GLI OBIETTIVI Il suo scopo è quello di far sì che nella Roma cresca al più presto «il senso di appartenenza». Da uomo di sport (nel suo curriculum anche un’esperienza come portiere della nazionale americana di pallamano) pretende che ci sia coesione d’intenti e pretende che tutti si sentano parte della comunità Roma: in questo senso, la festa organizzata dai dipendenti per festeggiare il gol di Totti contro la Juve lo ha riempito di orgoglio al contrario, invece, delle contestazioni a Osvaldo dopo il rigore sbagliato a Genova. Cori, striscioni e uova sulla macchina del calciatore lo hanno lasciato interdetto tanto che ai suoi collaboratori ha confidato: «Questo non è sport». Nelle questioni puramente tecniche non interviene, delega a Baldini e Sabatini, ma essendo il primo referente di Pallotta è comunque presente a tutte le riunioni. Eventuali nuovi ingressi di soci non dovrebbero (condizionale d’obbligo) modificare la sua posizione.
FEDE E STADIO Religioso (anche in trasferta cerca sempre di ritagliarsi qualche momento per andare in chiesa), amante della corsa all’aria aperta, passa molto tempo col connazionale e responsabile della sicurezza, Guido Gombar. Con lui, e con Carlo Feliziani, è andato allo stadio prima della partita col Cagliari per seguire da vicino il lavoro che viene fatto prima di ogni incontro e ha voluto stringere la mano a tutti gli steward che incontrava lungo la strada ringraziandoli per il loro lavoro. Un gesto che ha sorpreso le centinaia di persone che ogni domenica lavorano all’Olimpico e che, è stato il commento di qualcuno, «da queste parti non si era mai visto».