(G. Giubilo) – Aveva un appuntamento, Francesco Totti, con un mito della storia del calcio, quel Gunnar Nordahl che era stato la punta di diamante del Gre-No-:Li, Gren e Liedholm a ispirarne la vena realizzativa. Da ragazzo educato, non poteva lasciarsi attendere. E così è andato deciso sul dischetto, stavolta Osvaldo non si è sognato di contendergli il pallone. Un destro basso forte e teso, vanificato l’intuito di Frey, il tabellone dell’Olimpico si è illuminato per comunicare al mondo che la quota 225 era stata raggiunta, adesso resta davanti solo Piola, quasi impossibile raggiungerlo. Ma intanto, nessuno come il Capitano si era mai sognato di toccare simili traguardi giocando con la stessa maglia.
Un limite che probabilmente rimarrà ineguagliato, in questo mercato che si muove a ritmi vertiginosi e su cifre da capoogiro, forse soltanto lui continuerebbe a rimanere sordo alle sirene il cui richiamo si era fatto sentire, imperioso, già dagli anni verdi di quello che sarebbe diventato il più grande di tutti i tempi, nella storia della Roma. Una luce accecante, in una serata per altri versi resa complicata non soltanto dalla buona disposizione di un Genoa in grandissima forma, ma anche dall’infortunio che ha tolto di mezzo Pjanic, uno dei punti fermi del rilancio tentato da Andreazzoli. Un ulteriore problema dopo il forfait di Marquinos, sostituito da un altro diciottenne come Romagnoli, che all’esordio va a segnare il gol del nuovo vantaggio. Il sigillo, col Genoa in dieci, lo mette Perrotta, il più vecchio (…)