(R. Palombo) – Come una favola. Alessio Romagnoli, 12 gennaio 1995, non era nato quando Francesco Totti, marzo 1993, esordiva in Serie A. Venti anni dopo, i due si ritrovano in campo, il vice Marquinhosesordiente da titolare (fin qui 10 minuti col Milan e un match di Coppa Italia) e il veterano. Il primo assiste al gol 225 in campionato del capitano, raggiunto Nordahl nella classifica dei marcatori di tutti i tempi, e il secondo assiste al gol di testa del ragazzino, che schiude alla Roma le porte d’una vittoria col Genoa (3-1) meritata solo perché Stekelenburg, migliore in campo, difende la porta dei giallorossi. Il romanzo di una partita che finisce con Totti stretto nell’abbraccio ai piccoli Cristian e Chanel, mentre l’altro piccolino, Romagnoli, si prende quello di tutta la squadra, era cominciato in un modo completamente diverso. Con una sola squadra in campo, il Genoa. Che al tirar delle somme avrà molto su cui recriminare con l’arbitro Gervasoni: il rigore dell’1-0 e del gol storico di Totti è come minimo assai generoso (Bovo sfiora appena De Rossi), e l’espulsione di Kucka a un quarto d’ora dalla fine quando il Genoa, dopo il pareggio dal dischetto di Borriello e il gol di Romagnoli, è impegnato nel produrre il massimo sforzo, è molto fiscale. Ballardini, peraltro, era già stato spedito negli spogliatoi qualche minuto prima.
GAZZETTA DELLO SPORT Totti in famiglia: che storia!
Solo Genoa Si presenta bene, il tecnico, da imbattuto (due vittorie e tre pareggi) qual è. Il suo 3-5-1-1 pressa ma restando sempre corto, e in fase di non possesso palla diventa un 5-4-1, con Pisano e Antonelli che scalano sulla linea di Bovo, Portanova e Moretti, disposti a prendere a uomo Totti, Osvaldo e Lamela. Il risultato è quello di una costante superiorità numerica a metà campo, dove, sorprendentemente, anche quanto a qualità Kucka, Tozser, Vargas e soprattutto Bertolacci alle spalle di Borriello sovrastano De Rossi e Pjanic, male assistiti da Torosidis e soprattutto Balzaretti. La storia del primo tempo dice che la Roma trova il rigore, assai generoso, per un contatto Bovo-De Rossi mentre questi corre sulla linea dei 16 metri ma parallelo alla porta, nell’unica circostanza in cui si fa viva sul serio nell’altrui area. E dice pure che la festa per il 225-day di Totti dura pochissimo, perché il Genoa colleziona palle gol e calci d’angolo (undici!), assediando i giallorossi da tutte le parti. Due miracoli di Stekelenburg su altrettante conclusioni di Bertolacci fanno da prologo al rigore (in questo caso tanto grosso da valerne tre) che Borriello guadagna ai danni di uno sprovveduto Burdisso e trasforma senza esultare, da buon ex.
Risveglio Roma Il serio infortunio del fin lì deludente Pjanic, che sul finire del primo tempo viene sostituito dal più concreto Bradley, assesta la Roma che sfrutta anche il tradizionale calo fisico del Genoa. Il problema è che Lamela esce dal letargo solo a intermittenza e Osvaldo non lo fa neanche per sbaglio. Il gol di Romagnoli da corner di Totti, con l’intera difesa genoana in surplace, premia comunque una certa superiorità territoriale che presto si esaurisce. Andreazzoli sostituisce lo spento Balzaretti con Marquinho, mentre Ballardini toglie Tozser e Pisano per Immobile e Jorquera. Cambiano i moduli tattici, con le difese che passano a quattro (Torosidis che passa a sinistra e Antonelli) per reggere meglio l’urto di attacchi che con l’allungarsi delle squadre si fanno sempre più pericolosi. Stekelenburg salva ancora su Bertolacci e Kucka, poi ci pensa Gervasoni a toglierlo di mezzo. Andreazzoli, che ha buona vista, toglie Osvaldo che lo manda a quel paese e inserisce Perrotta, che segna su assist del solito Totti un gran gol da centravanti puro e da campione del mondo. Osvaldo se lo riveda in tv, se crede. Può tornargli utile.