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IL ROMANISTA La festa a sorpresa del Diecisivo

Totti festeggia con i figli

(D.Galli) – Il Piccolo Principe e la Piccola Principessa hanno commosso il Re. Il papà. Il Capitano. Totti non se li aspettava per davvero, è stato genuino attore protagonista di una sceneggiatura imprevista. Qualcuno l’aveva scritta per lui, a sua totale insaputa. Il day after emergono particolari, si racconta la storia, si trovano conferme: Francesco ha pianto perché la celebrazione era stata tenuta accuratamente nascosta. E quando Cristian e Chanel gli sono corsi addosso, colui che da 20 anni sorregge questa squadra non ha retto all’emozione. Guardate, è questione di un istante. I bambini scappano sul prato, Totti s’arresta e li fissa. In quel momento esatto ammutolisce l’Olimpico, i compagni contemplano la scena, il padre li abbraccia e qualcuno sugli spalti versa lacrime.

È amore, è commozione, è un gesto che sa di quotidiani affetti. La fenomenale notte di domenica resterà scolpita nella memoria della nostra gente non per quel (poco, onestamente) che ha offerto la Roma sul campo, e forse nemmeno per il 225esimo gol di Totti in Serie A, ma per quello che accade dopo. Dopo il 225esimo gol. Era stato studiato tutto a tavolino. Francesco sapeva che i figli non stavano bene e poi Ilary era a Milano per la diretta de “Le Iene”: come avrebbero potuto essere presenti? Cristian e Chanel sono arrivati all’Olimpico quando mancavano cinque minuti alla fine di Roma-Genoa.

Ci sono solo due altri momenti nella sua carriera – della sua carriera, non della sua vita: la vita sono Cristian e Chanel, il resto, qualunque altra cosa,è inevitabilmente inferiore – così profondi, così intensi, così forti da aver segnato l’esistenza di Francesco. Il primo è datato 17 giugno 2001, è lo scudetto, è il gol dei gol, è il fragore dell’Olimpico che scuote le telecamere per una cannonata sotto la Sud che devasta la porta del Parma e s’infila dritta dritta nella storia.

Il secondo è un giorno drammatico. È il 19 febbraio 2006 e all’Olimpico si gioca Roma-Empoli. Vanigli gli entra da dietro, la caviglia si gira. Un urlo. Un commento. «S’è rotto». In clinica, prima dell’operazione, Totti ha paura, teme per la sua carriera. Si esalta l’uomo umile, il fuoriclasse della porta accanto, si esalta Francesco che dà del tu a tutti ma che soprattutto consente a tutti di dargli del tu, il ragazzone di Porta Metronia figlio di brava gente, si esalta un padre che nella storia c’è da un pezzo. Si esalta, certo, anche una leggenda ormai abbonata ai primati. Anzi, ormai anche alle ricorrenze dei primati.

Sabato, il giorno in cui potrebbe scavalcare Nordahl portandosi a 226 gol, saranno cinque anni dalle 500 presenze complessive con la maglia della Roma. Accadde al San Paolo per una vittoria (2-0), per una rincorsa incompiuta sull’Inter poi campione, per una tappa verso la scalata al provercellese-laziale-juventino-novarese Piola, una scalata ancora possibile nonostante Totti abbia giocato davvero vicino alla porta solo da Spalletti in poi. Oltre al mondo, ieri lo ha celebrato anche la Roma, che è chiaramente qualcosa di superiore al mondo stesso. È un atto dovuto, perché con 10 gol in campionato Francesco è il secondo cannoniere della squadra alle spalle di Lamela e Osvaldo. Ma c’è un altro dato ancora più fico. Sono i 65 assist, fonte Lega: è primo in Serie A, è davanti a Pirlo (63) e Hamsik (57). Il primo laziale (vabbé, laziale…) è Candreva (40). C’è pure Klose. È 155esimo. Però se chiedono di contare anche gli assist agli amici sulla spiaggia, magari qualche posizione la recupera.

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