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IL MESSAGGERO Zoff: “Francesco è immenso, superiore a Platini”

Dino Zoff

(G. De Bari) – Dino Zoff è stato il ct che ha fatto esordire Francesco Totti in Nazionale: Italia-Svizzera (2-0), stadio Friuli di Udine, nel 1998, quando prese il posto di Del Piero (72’) autore della doppietta. Con Superdino in panchina il capitano della Roma ha indossato 18 volte la maglia azzurra, segnando 3 reti e il famoso ”cucchiaio”, del rigore contro l’Olanda, agli Europei 2000.

Perché chiamò Totti in Nazionale?
«Avevo visto nel ragazzo delle qualità da campione ed ero sicuro che avrebbe fatto bene anche con la maglia azzurra».
Cosa le piaceva, in particolare, del giallorosso?
«Francesco era goleador, distribuiva assist, giocava da centrocampista vero con una padronanza tecnica fuori dal comune. A tutte queste qualità abbinava una grande forza fisica, che ancora oggi continua a dimostrare. Un calciatore completo, con un bagaglio fantastico per diventare un numero uno».
Come giudica il suo rendimento nel periodo in cui ha guidato la Nazionale?
«Totti si impose subito, per personalità e classe, si capiva che aveva il carisma del leader. Disputò un grande Europeo, a mio avviso risultò il miglior calciatore di quella edizione che vide L’Italia sconfitta in finale dalla Francia. Da quel momento Francesco è entrato nella nuova dimensione di campione. Del resto è nato per giocare a pallone».
E quando calciò il rigore con il ”cucchiaio” ad Amsterdam?
«Non sapevo che avesse scelto quel gesto tecnico, ci stavamo giocando l’accesso alla finale… Ma ero sicuro che avrebbe segnato, quindi lo applaudii».
Com’erano i vostri rapporti?
«Buoni, nonostante qualche incomprensione e nonostante quello che, ogni tanto, affermavano i giornalisti».
A cosa si riferisce?
«Io, conoscendo l’enorme potenzialità tecnica del ragazzo, lo spronavo sempre, gli dicevo che avrebbe potuto e dovuto dare di più perché consapevole che ci avrebbe potuto far compiere un salto di qualità. Ero insistente, a volte anche troppo, fino a diventare un rompipalle…»
E lui come reagiva?
«Non sempre mi capiva, credeva che lo facessi solo per il gusto di criticarlo. Invece, quando i giornalisti gli assegnavo sette in pagella, io gli dicevo che poteva anche meritare otto. Soltanto perché stravedevo per lui, però il tempo mi ha dato ragione».
Lei, che ha giocato con tanti grandi campioni, a chi paragonerebbe Totti?
«Per me Francesco è stato superiore a Platini. Un autentico uomo squadra, in grado di cambiare e decidere le partite. Rispetto al francese è più potente e anche più goleador».
Però ha vinto molto meno di Platini.
«Questo ha rappresentato un po’ il suo limite. Un fuoriclasse del suo lignaggio avrebbe dovuto conquistare qualche trofeo internazionale con il club, oltre al Mondiale. A livello europeo, soprattutto nella corsa al Pallone d’Oro, contano moltissimo i risultati nelle Coppe. Che la Roma non ha ottenuto».
Con un’altra squadra poteva togliersi altre soddisfazioni?
«Certamente. Un calciatore come Totti avrebbe potuto giocare con tutti i più forti club europei e sicuramente avrebbe conquistato i successi più importanti in campo internazionale. Come quelli del suo stesso spessore tecnico».
Però ha scelto di legarsi a vita con la Roma.
«Una decisione che va rispettata e che gli fa onore. In questo mondo calcistico, dove non ci sono più bandiere, è bello vedere un campione legarsi alla squadra dove è nato e cresciuto. Totti sta scrivendo la storia della Roma e verrà amato dai tifosi giallorossi: quelli di oggi e quelli di sempre».
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