(M.Pinci) – Aveva trascorso la sera del 31 gennaio tra aerei e aeroporti, in volo tra Roma e Londra per raggiungere una squadra, il Fulham, in cui per un puro scherzo del destino non avrebbe mai giocato. Le due vite di Maarten Stekelenburg si incrociano su quel volo: dalla tristezza nera per un trasferimento agognato e sfumato in extremis, alla rinascita, al sorriso. Perché due giorni dopo quel viaggio inutile la Roma, sconfitta in casa dal Cagliari senza di lui – e in campo della sua assenza se ne erano accorti in parecchi – salutava Zeman affidandosi ad Andreazzoli. Che, senza se e senza ma, sceglieva di affidare al mancato portiere del Fulham la porta romanista. Per un’escalation di prestazioni arrivata fino alla prestazione monster contro il Genoa: almeno cinque parate determinanti, una grossissima fetta del merito per la vittoria della propria squadra. E la permanenza romana, oltre alla maglia da titolare, gli ha restituito anche una chiamata nella nazionale perduta nei mesi bui dello zemanismo.
“IL MILAN SI PUÒ RIPRENDERE” – Quanto è cambiata la sua vita nell’ultimo mese? “È cambiato il sistema di gioco, adesso sto giocando e per me è importante”, ammette Stekelenburg. Lo fa sfoderando un italiano discreto. Il merito, forse, dell’allenatore Andreazzoli, che affidandogli la maglia da titolare ha preteso che si sottoponesse a lezioni di italiano. Per iniziare a far parte di un gruppo da cui per 18 mesi era invece rimasto ai margini, ma anche per consentirgli di farsi capire
in campo dal melting pot di culture presenti nella difesa romanista esprimendosi nella lingua comune. Attraverso cui, come aveva già fatto Lamela, il portiere annuncia propositi di rimonta: “Crediamo al terzo posto, ci sono solo 5 punti di differenza, dobbiamo provare a vincerle tutte fino alla fine. Sì, il Milan si può riprendere”. Magari grazie anche ai gol di Totti: “Un calciatore fantastico, ma anche una bella persona”. La rimonta però dovrà partire da Udine, terreno scivoloso in cui la Roma ha raccolto poco negli ultimi campionati: una sola vittoria e quattro sconfitte in 5 anni. Spesso per colpa di un attaccante come Di Natale, già 3 gol a Stekelenburg. Che lo teme: “Si tratta di un giocatore troppo forte, ma anche molto pericoloso. Noi, però, dovremo pensare a tutta la squadra”. Un po’ più di fiducia, forse, può offrirla la certezza di aver ritrovato un portiere come lui: “Col Genoa ho fatto qualche parata, ma fa parte del passato”. Il futuro, a Roma, è suo.