Se il mare non avesse quelle giornate strane, in cui ulula di schiuma e rigenera ogni volta se stesso, come se le onde fossero dribbling sempre ripetuti sulla stessa fascia, col difensore che non la prende mai; se il vento non cambiasse mai direzione e non desse vita alle foglie cadute come palloni che sembravano persi e che invece si riesce a crossare un millimetro prima della linea di fondo; se i fiori non riuscissero a sbocciare anche in mezzo all’immondizia e al cemento, come una serpentina in mezzo all’area affollata di parastinchi; se l’arcobaleno non riuscisse a sorprenderti quando ancora devi chiudere l’ombrello, come un tricolore piovuto al fischio finale di un pomeriggio genovese; se il profumo di marzo non riuscisse ad invadere l’aria come una moltitudine che a bordo campo attenda solo la fine della partita… Se tutto questo non fosse, non avrebbe ragion d’essere il segno dei Pesci, dove ogni umore è già diventato un altro, per la sorpresa di un cross piovuto da chissà dove. Se così non fosse, la vita non meriterebbe di essere vissuta e le partite che ci portiamo dentro non avremmo mai fatto lo sforzo di ricordarcele, perché non sarebbero mai nati giocatori come Brunoconti, pronunciato d’un fiato come le prime poesie che s’imparano e che per sempre s’associano a un ricordo felice. E’ per questo che i bambini di ieri riescono a rimanere tali. Buon compleanno, Campione di tutto quello che non avevamo mai avuto prima; seppure un rigore vola troppo alto è soltanto per ricordarci che la maglia più adatta per continuare ad inseguire un sogno sulla fascia sarà sempre la numero Sette.
ORA D’ARIA “Riflessioni Sparse” Paolo Marcacci
Paolo Marcacci