(L. Serafini) Tra la Roma e lo “sceicco” un nulla di fatto dal sapore del bluff. Adnan Adel Aref Qaddumi non ha presentato le adeguate garanzie economiche per completare l’investimento promesso. Soldi che probabilmente non ci sono mai stati, trasformando il tutto in una tragicomica bufala liquidata con un “Peccato, ma andiamo avanti” da parte del Presidente giallorosso James Pallotta. Non è dello stesso avviso la procura di Roma, che ha inserito lo Sceicco di Perugia sul registro degli indagati per il reato di aggiotaggio. Dietro alla trattativa, si nasconderebbe uno schema ripetuto più volte: presentazione del soggetto come di un principe arabo con un’eredità appena sbloccata da investire, firma di un accordo preliminare, ritirata strategica. Mentre lo Sceicco fa sapere di essere stato colpito da un malumore nella sua abitazione perugina, la piazza romana non si scompone troppo: non è il primo caso di bluff ai danni della Roma.
Il precedente – Il tentativo di scalata alla Roma da parte dell’agente Fifa Vinicio Fioranelli si è concluso a fine Gennaio 2011 in Austria con l’arresto. Motivo? Aggiotaggio, proprio come il reato ipotizzato per Al Qaddumi. L’ordine di custodia cautelare era partito dal gip Donatella Pavone, comprendendo anche i nomi dell’imprenditore Volker Flick e Elio Baccioni Ciolini, il depistatore della strage di Bologna, arrestato solo nel 2012 in Romania. Gli accertamenti andavano avanti dal 2009, quando gli indagati avevano provato a spacciare per vera l’intenzione di acquistare il pacchetto di controllo della società giallorossa. Falsità diffuse non sono alla famiglia Sensi ma anche alla stampa e a Mediobanca (advisor del tempo), che avevano generato una notevole fibrillazione intorno al titolo, tanto da far toccare il +124% il 22 giugno del 2009.
Un altro arabo – Non ci sono solo i tifosi della Roma tra le vittime dei bluff di questi millantatori di ricchezze. Nel 2001 il defunto patron della Erg Riccardo Garrone venne contattato dall’ex giocatore blucerchiato Giuseppe Dossena, che gli chiese di fare da intermediario per la cessione della società dai Mantovani ad un fantomatico principe saudita. Omer Ahmed Masoud doveva garantire un’operazione da 190 miliardi di Lire. Il tutto si risolse in una truffa: il fantomatico principe saudita si rivelò un reale bandito, ma Garrone, grazie all’aiuto della Guardia di Finanza, riuscì a salvare soldi (5,5 milioni di dollari di investimento personale), reputazione e società.
Bluff emiliani – Ai tifosi del Parma suonerà sicuramente famigliare il nome di Lorenzo Sanz, ex presidente del Real Madrid dal 1995 al 2000, che nel 2005 provò a comprare gli emiliani. L’uomo fu presentato alla città da Vittorio Albertini, sedicente antiquario di cui nel tempo si sono perse le tracce. Sanz versò a Enrico Bondi un acconto di sette milioni e mezzo di euro, parlò di rilanciare la squadra in Italia e in Europa e poi sparì. Ricomparve alle cronache italiane prima nel 2008, quando riprovò, fallendo, a comprare il Bari dai Matarrese, poi nel novembre del 2009 quando la polizia spagnola lo prelevò per interrogarlo: quei 7,5 milioni di euro versati, e persi, per l’acquisto del Parma risultavano provenienti da un’esportazione, tutt’altro che legale, di quadri d’autore. Ma Parma non è l’unica città emiliana ad aver vissuto l’esperienza di trattative particolari: prima nel 2008 con Tacopina, che dopo aver fallito l’acquisto della Roma attraverso la “Inner Circle” provò a prendere il Bologna. “Non sono farlocco, ma l’uomo dei sogni” ruggiva al tempo, ma non se ne fece nulla. Alla fine però nella Roma è riuscito ad entrare dalla porta principale: oggi ne è il vice-presidente. Un anno dopo la trattativa con l’italo americano, con il Bologna ci provò Rezart Taçi, il petroliere con passato da cameriere. Ci avevano creduto tutti, compresa la famiglia Menarini, gelata dal comunicato arrivato ad un giorno dalla chiusura dell’accordo: “mi ritiro”.
Gli americani – Se Pallotta rappresenta il primo americano ad essere entrato nel mondo del calcio italiano, non è sicuramente il primo ad averci provato. Il magnate texano Tim Barton nel 2009 tentò di rilevare il Bari dalla famiglia Matarrese. Un bluff clamoroso, tanto da essere riutilizzato tempo dopo, da alcuni quotidiani locali, come Pesce d’Aprile: “Ci ho ripensato, lo compro”. Non è andata meglio ai tifosi della Salernitana, che nel Febbraio del 2011 erano pronti a vivere il passaggio di quote dall’ex presidente Antonio Lombardi all’italoamericano Joseph Cala. Il nuovo imprenditore, “pronto a investire 40 milioni di euro”, in realtà il portafogli non lo tirò mai fuori. Tanto da costringere Lombardi a tornare al timone della società e a far infuriare il Sindaco De Luca: «Solo porcherie e buffonate, imbrogli e confusione».
All’estero – Non ci sono solo i club italiani nel mirino di sedicenti investitori. Nel giugno del 2012 è toccato a due squadre spagnole, Getafe ed Espanyol, entrate nel mirino di una gang di criminali. Il trucco era semplice: fingersi rappresentati di uno sceicco intenzionato a rilevare la società, ripulirla dai debiti, e portarla ai vertici del calcio internazionale. Peccato però che, il presunto sceicco, era in realtà impersonato da un cameriere Brasiliano arruolato per soli 50 euro.