(A.Serafini) – Saltato l’accordo, svaniscono anche i sogni. «Non ci sono problemi, metterò 50 milioni e sarò il vicepresidente vicario e socio al 50 per cento con Pallotta: perchè Ruane, D’Amore e DiBenedetto andranno via tutti. Poi magari me la prenderò tutta la Roma. Che bello, io e il Papa insieme».
Le sicurezze di Al Qaddumi, riportate dall’Ansa, si sono infrante poi nel naufragio di una trattativa, ora finita sotto la lente di ingrandimento della Procura. Proprio ieri l’imprenditore palestinese è stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di aggiotaggio. I pm, in attesa di ricevere un rapporto dalla Guardia di finanza e ulteriori informazioni da parte della Consob (ieri il presidente Vegas ha definito la vicenda simile a quella di «Totò con la Fontana di Trevi»), hanno aperto un fascicolo per delineare le anomalie d’oscillazione del titolo riscontrate nell’ultimo periodo. Nei prossimi giorni anche alcuni dirigenti giallorossi potrebbero essere chiamati a testimoniare sugli sviluppi di una vicenda che, nonostante il deludente epilogo degli eventi, non ha affatto minato la tranquillità del club nel poter garantire la solidità economica futura.
Dopo Baldini (tornato ieri dagli States) anche il presidente Pallotta, atteso nella capitale per il derby dell’8 aprile, sfrutterà la tappa romana per seguire gli sviluppi legati al prossimo aumento di capitale (da lanciare entro maggio o comunque prima della chiusura d’esercizio a giugno): il tetto massimo di 80 milioni (65 già sono stati versati in cassa e utilizzati per le spese correnti), che la Neep – società controllante della Roma della quale fanno parte il consorzio americano e Unicredit – dovrà aumentare per coprire le perdite stimabili in circa 90 milioni in due anni. Ulteriore liquidità richiesta quindi, che oltre al consorzio a stelle e strisce riguarderà anche l’istituto bancario, a meno che da piazza Cordusio non si decida di voler diluire le quote del 40 per cento attualmente in possesso.