(M. Ferretti) – Domani, giovedì 28 marzo, saranno venti anni dall’esordio in serie A di Francesco Totti, il più grande giocatore della storia della Roma. Da quella domenica soleggiata di Brescia, venti anni di passione pura e di numeri straordinari, unici. Un campione che, venti anni dopo quei due minuti del Rigamonti, non smette di stupire. E che, alla faccia dei suoi 36 anni abbondanti, non ha alcuna intenzione di farlo. La classe, si sa, non ha età e là dov’è l’arte nulla è impossibile…
IL DEBUTTO CON I GRANDI – Un passo indietro. Prima dell’esordio in campionato, Totti aveva già giocato una partita con la prima squadra, guidata in quella stagione da Vujadin Boskov. Era accaduto il 18 febbraio, quando al Flaminio la Roma aveva affrontato in amichevole l’Austria del ct Herbert Prohaska. Boskov aveva un sacco di giocatori indisponibili e così quella sera, di fronte a 1278 spettatori paganti, pescò a mani piene nella Primavera guidata da Luciano Spinosi. Totti, sedici anni e mezzo, cominciò dalla panchina e nella ripresa fece il suo debutto. Ecco quanto scrisse il giorno dopo Il Messaggero: «In campo, poi, è entrato Totti, classe 1976, al posto di Giannini: un paio di lanci illuminanti, un gol fallito per un niente con un diagonale di destro, grande autorità e gli applausi dei tifosi. Un debutto in grande stile, insomma, per il gioiello della Primavera reduce da un’operazione al ginocchio».
L’ESORDIO AL RIGAMONTI – E un mese dopo, il 28 marzo, arriva la prima delle sue 527 (per ora…) partite in serie A, tutte con la maglia della Roma. Boskov, alla vigilia di quella gara, era alle prese con qualche problema in attacco legato alle condizioni di Muzzi, rientrato dall’Under 21 con un problema muscolare, e alla squalifica di Carnevale. Sul risultato di due a zero per i giallorossi (in gol Caniggia e Mihajlovic), l’ex tecnico della Sampdoria decise di far rifiatare Rizzitelli in vista della partita del martedì successivo di Coppa Italia in casa del Milan: in panchina c’erano il claudicante Muzzi e il giovanissimo Totti, e Boskov optò per il ragazzino che gli era stato sponsorizzato, questo narra la leggenda, da Mihajlovic. Francesco, maglia numero 16, resta in campo appena due minuti, tocca un paio di palloni e a fine partita, con la Roma in silenzio stampa, non rilascia alcun tipo di dichiarazione. Da Il Messaggero di lunedì 29 marzo 1993. «Boskov, sabato, l’ha aggregato alla comitiva in partenza per Brescia soltanto all’ultimo minuto: Totti stava giocando con la Primavera a Trigoria contro l’Ascoli quando il tecnico ha chiesto il ragazzo a Spinosi. Totti, autore qualche minuto prima della rete (decisiva) giallorossa, è stato così sostituito durante l’intervallo, ha indossato in fretta una tuta ed è poi salito sul pullman della prima squadra mentre i suoi coetanei stavano ancora affrontando l’Ascoli». Ecco il commento dell’allora vice presidente Vincenzo Malagò, al seguito della squadra al posto del presidente Giuseppe Ciarrapico. «Totti? Un ragazzo molto interessante».
Una curiosità: dopo la fine della partita di Brescia, la Roma rimase al Nord (il giorno dopo si allenò in casa dell’Inter ad Appiano Gentile in vista della sfida di Coppa Italia contro il Milan) ma Totti tornò nella capitale sostituito nella lista dei convocati da Carnevale e da Haessler, non utilizzato al Rigamonti perché straniero in esubero. Nelle settimane successive continuò, però, ad allenarsi con la prima squadra, tanto è vero che prima della fine di quel campionato scese in campo pure ad Ancona, il 10 aprile (Ancona-Roma 1-1), sostituendo Muzzi, suo attuale (vice)allenatore, restando in campo per quattro minuti.
LA PRIMA DA TITOLARE – Un anno scarso dopo, 27 febbraio 1994, Totti, maglia numero 11, gioca la prima partita da titolare in campionato, Roma-Sampdoria 0-1. Gioca bene, molto bene risultando il miglior romanista in campo. Da Il Messaggero del giorno dopo: «Totti, coraggioso e sbrigativo, pronto al tiro e mobilissimo sui due fronti dell’attacco». E le parole di Carlo Mazzone, suo allenatore: «Totti ha la possibilità di diventare un giocatore importante, a patto che continui a volare basso, che non si monti la testa». Francesco non ha tradito il suo primo maestro.