(L. Pelosi) – Se qualcuno ha ancora dei dubbi su chi comanda nella Roma e su quali sono gli obiettivi e i programmi della società, da ieri ne avrà un po’ meno. Per quelli che magari davvero pensano che il presidente della Roma qualche giorno fa a Boston abbia parlato di «vincere tra 20 anni», non ci sono molte speranze, ma pazienza. Ieri il presidente James Pallotta, appena arrivato a Roma, ha voluto chiarire alcuni dei dubbi espressi dagli ascoltatori di Teleradiostereo. «Io sono il presidente – tanto per chiarire – nel bene e nel male, non mi piace chiamarmi “Boss”, ma sono io il “boss”. Parlo quotidianamente con Italo Zanzi, con Christoph Winterling e tutti gli altri che sono a Roma, Catia Augelli, e tutto il management che abbiamo lì sul territorio. E’ un management che rappresenta perfettamente quello che stiamo cercando di fare qui da Boston, quindi l’impressione che si ha è che le cose vanno avanti soltanto quando vengo a Roma per qualche giorno è completamente sbagliata». Per essere competitivi, bisogna davvero aspettare l’affiancamento di nuovi soci? «Sugli investitori c’è una strategia– risponde Pallotta – tutto quello che abbiamo detto l’abbiamo fatto. Se poi leggete sui giornali qualcosa di diverso, è tutto sbagliato. Se volete sentire la verità dovete parlare con me, il resto sono cose riportate male. Se voi guardate quello che abbiamo investito, grazie alla squadra fatta da Baldini e Sabatini, abbiamo chiaramente la capacità di giocare contro le squadre più grandi. Sul capitale ci vuole più flessibilità, non è che adesso non abbiamo i capitali, tutto quello che leggete non è la verità».
Normale, a questo punto, aspettarsi una domanda sulla vicenda dello sceicco Al Qaddumi: «Non voglio entrare nei dettagli: abbiamo fatto tutti i controlli che potevamo fare, è stato firmato un accordo preliminare, se poi lui non l’ha rispettato non fa niente. Il giorno che la storia non è andata a buon fine, io già guardavo avanti. Infatti abbiamo annunciato accordi importanti, come quello con Nike». Altra questione che preme a tutti, lo stadio: «Abbiamo annunciato che vogliamo costruirlo, abbiamo trovato un grande socio e l’area adatta. Tutto quello che potevamo fare fino a qui l’abbiamo fatto, il nostro piano non è cambiato. Sta andando avanti come abbiamo detto. Il mio impegno, sia finanziario che sotto altri punti di vista, sta aumentando: controllate il mio conto in banca, lì c’è meno che a Roma».
Molti vorrebbero sapere anche quanto spenderà la Roma nel prossimo calciomercato. Domanda a cui non risponderebbe nessuno, non c’è alcuna società al mondo che rende pubblico il budget stanziato per il mercato, non foss’altro perché così facendo i primi che verrebbero a saperlo sarebbero gli altri club. E sarebbe il modo migliore per farsi prendere per il collo. «Non credo sia una questione di soldi – risponde Pallotta –Walter e Franco hanno fatto un lavoro fantastico, quando hai 14 giocatori nuovi ci vuole tempo. Non è una questione di spendere più soldi, conta spenderli intelligentemente. Walter l’ha fatto nell’ultimo mercato. Noi spendiamo molto, si tratta di spenderli intelligentemente». «Mi chiedete quando saremo competitivi ma poi mi accusate di pensare troppo al futuro» risponde, giustamente, Pallotta quando gli si parla di scudetto. «Il primo obiettivo è essere competitivi e giocare in Champions e ci siamo vicini. Essere i numeri uno un anno e poi l’anno successivo sesti o settimi, non è il modo sostenibile per fare una grande squadra. Noi stiamo lavorando per costruire una Roma che stia stabilmente tra le prime. Quando guardi alla Serie A da fuori, pensi alla Juventus: il nostro obiettivo è dire “noi vogliamo essere in ogni Champions League per i prossimi 20 anni”. Dobbiamo costruire il sistema per stare sempre lì: essere primi il prossimo anno è il modo migliore per far contento qualcuno, ma non è quello per creare una squadra di livello mondiale».
Su cosa significhi essere tifoso, ha le idee chiare: «Non credo che quello che succede con la Roma sia molto diverso da quello che attraverso io da 50 anni sia come tifoso dei Celtics che come proprietario. Certe volte ti chiedi: “Ma come abbiamo fatto a perdere con quella squadra?” Sono questi “bassi” che dobbiamo eliminare. Mi arrabbio tantissimo, come nessun altro. Dobbiamo eliminare quello che io chiamo “special situations”». E finire così: «Forza Roma».