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5-5-5 L’ANALISI TATTICA Il Derby sancisce il fallimento della proposta U.S.A.

5-5-5 L’Analisi tattica

1-1, pareggio che arriva dopo ben 12 partite, primo risultato utile dei giallorossi dopo ben 3 sconfitte. Un pareggio annunciato, che sarebbe dovuto arrivare prima o poi, ma che sa di sconfitta per la Roma, che gioca per gran parte del secondo in superiorità numerica, senza riuscir mai ad incidere. Una partita che sancisce sotto ogni aspetto il fallimento della famosa ‘proposta americana‘, che non ha sbagliato dalle scelte societarie alle scelte tecniche, passando dall’abbigliamento di dubbio gusto del presidente Pallotta.

TOTTI. L’unica certezza, la stessa da ben venti anni, si chiama Francesco Totti, nonostante ci sia ancora qualcuno entro i confini del raccordo (nota bene, solo entro i confini del Raccordo) pronto a criticarlo e definirlo come il male della Roma. Quel qualcuno non conosce le statische giallorosse, non sa che Francesco Totti ha eguagliato l’ennesimo record (raggiunti Da Costa e Delvecchio a quota 9 goal nei derby di campionato), non sa che quel ragazzo con il numero 10 sulle spalle ha realizzato la rete numero 12 in questo campionato. Soprattutto dovrebbe rivedere questo derby, in cui l’unico giocatore romanista in grado di preoccupare la retroguardia della Lazio è stato proprio il Capitano.

In molti ricorderanno le parole di Baldini, pronunciate quasi due anni fa, all’inizio della sua seconda era romanista, quando il dirigente criticava il Capitano per la sua pigrizia. Forse oggi, con un minimo di senno in più, non rilascerebbe più quelle dichiarazioni, concentrandosi più sulla qualità del proprio lavoro.

GLI ERRORI DI ANDREZZOLI. La tattica in una stracittadina conta, mai quanto le motivazioni e la cattiveria agonista però. Andreazzoli riesce a sbagliare ambedue le letture, riuscendo in una rara impresa. La sua squadra si è sempre schierata con la difesa a tre, ma proprio oggi si è passati alla difesa a quattro: scelta che si poteva ‘leggere’ osservando gli allenamenti settimanali, ma quanto mai sbagliata osservando la partita. Inspiegabile Marquinho terzino sinistro, mai in grado di difendere nè di attaccare con convinzione. Sbaglia evidentemente nell’imprimere le giuste motivazioni ai suoi calciatori, e sbaglia tutto nella seconda partita consecutiva. Se gli errori contro il Palermo, che fino alla gara della scorsa settimana sembrava condannato alla Serie B, gli erano stati perdonati in previsione di questo Derby, stavolta non si può proprio chiudere un occhio: si rischierebbe la cecità. Si giocava la conferma, ha giocato le sue possibilità nel peggiore dei modi.

LA MENTALITA’. Già in quel di Palermo si era capito che questa squadra non è matura per raggiungere un traguardo semplice, come quello della conquista di una piazza valevole per la qualificazione ad una coppa internazionale, nella sfida dell’Olimpico vi sono state solo sgradevoli conferme. Ancora una volta i ragazzi si recano sotto la Curva Sud per svolgere il riscaldamento pre-partita, per raccogliere l’ovazione, per caricarsi. Fin qui fa tutto parte di un giusto spirito, della giusta volontà di far respirare ai giocatori l’aria di questo match. Poi durante la gara questa cattiveria agonistica manca, questo spirito manca. Soprattutto a fine gara, proprio come era accaduto sabato a Trigoria, manca il saluto dei calciatori alla propria curva. Una curva ‘generosa’, una curva che sostiene la propria squadra fino all’ultimo secondo, che cede solo dopo il fischio finale, umiliata da due stagioni in cui ha dovuto sopportare tutto. 

GIOCATORI SOPRAVVALUTATI. Dalla scorsa stagione ci si interroga sulla bontà delle intuizioni della premiata ditta Baldini-Sabatini; in questo lunedì, in cui si chiedeva qualcosa in più ai famosi campioni del futuro che vestono il giallorosso, questi interrogativi crescono a dismisura. Pjanic è un calciatore incomprensibile, dotato di una tecnica sublime, ma spesso assente nelle partite che contano. Nella stracittadina sbaglia tutto, abbandonando a loro stessi Bradley e De Rossi.

Lamela, sebbene miglior bomber romanista in questa ennesima sciagurata stagione, non riesce a convincere. Parte come ‘falso 9’, godendo dell’appoggio di Totti, per poi spostarsi come esterno alto a destra nella seconda frazione di gara: cambia la posizione, non cambia la morale, l’argentino non incide, anzi. Riesce a sbagliare l’occasione la possibile occasione del vantaggio, incredibilmente, sparando alto di testa a porta vuota. Talento incompreso, circondato da punti interrogativi. 

Non si chiede a dei giovani come Florenzi e Marquinhos di far la differenza, ma di sicuro da loro ad inizio anno ci si aspettava di più. Il prodotto del vivaio giallorosso dà molto in termini di corsa, ma tecnicamente continua a mostrare grandi limiti; perde  molti palloni, ma, soprattutto, spreca a tu per tu con Marchetti. Il brasiliano, invece, sbaglia clamorosamente concedendo il rigore alla Lazio, che fortunatamente Hernanes calcia al lato; tante sono le squadre di blasone che lo cercano, ma dovrebbe dar continuità alle buone prestazioni per affermarsi nel calcio dei grandi.

LA LAZIO. La Lazio si presentava a questo incontro stanca, più concentrata, forse, all’importante gara di ritorno di Europa League che al Derby, sicuramente rimaneggiata. Alla fine dei conti, ancora una volta, i calciatori di Petkovic hanno avuto il miglior approccio alla partita, una migliore concentrazione, una migliore disposizione tattica. Anche in inferiorità numerica non hanno mai sofferto le iniziative di Lamela e compagni: le uniche preoccupazioni di Marchetti sono sempre partite dai piedi di Totti. 

FUORI DALLA GARA. Osvaldo, sebbene assente, merita di esser menzionato. L’argentino, squalificato (chissà quanto non sia stata cercata l’ammonizione di Palermo), non è al fianco dei compagno in uno dei giorni più delicati dell’anno, ma a Londra con la nuova fidanzata, ultima di una lunga serie. Destro la scorsa settimana, nonostante fosse reduce da un lungo stop, chiese ad Andreazzoli di esser convocato per la trasferta palermitana; questo la dice lunga sulla differenza tra i due.

Queste ultime gare serviranno alla società (anche se ci si chiede:” quale società”, in questo momento) a tirar le somme riguardo chi merita di restare a Roma, e chi merita di esser ceduto. Osvaldo rientra tra quei giocatori che potranno vivere un roseo futuro lontano dalla Capitale, dopo due stagioni piene di momenti bui e povere di gloria. 

A cura di Luca Fatiga

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