(R.Palombo) Il derby di Hernanes. Nel bene e nel male, fino a farlo quasi diventare il derby di Totti. Il gol fantastico del brasiliano che festeggia col dito in bocca ma non è una presa in giro, gli è solo nato il terzo figlio. Il rigore che calcia a lato all’inizio della ripresa, proprio lui che fin qui con un 3 su 3 dal dischetto alla Roma vantava il record assoluto nell’intera storia della Lazio. E ancora, il rigore provocato, con quell’ingenuo sgambetto su Pjanic che fa il paio col precedente mani in area di Marquinhos. Dal 2-0 all’1-1 di Totti che infila Marchetti con un tiro di precisione millimetrica passano 8′. Per Hernanes quasi un’eternità, per Francesco, stavolta è lui a mettersi il dito in bocca, vuol dire aggancio a Delvecchio e Da Costa in testa ai cannonieri giallorossi nei derby di campionato con 9 centri, e tappa numero 227 della rincorsa a Piola (quota 274) appena cominciata, nel derby numero 36 della sua infinita carriera.
GIUSTO COSI’ Roma e Lazio pareggiano e questo non accadeva dal 29 aprile 2007 (0-0). In mezzo, tra campionato e coppa Italia, 12 derby, 7 per la Roma e 5 per la Lazio. Risultato giusto che non giova alla classifica né dell’una né dell’altra. Beninteso, la Lazio, che gioca meglio, butta via con quel rigore fallito una vittoria assai probabile. Basti pensare che l’ultimo quarto di partita, causa giusta espulsione di Biava, lo disputa in inferiorità numerica, riuscendo a reggere, anche grazie alle parate di Marchetti, l’urto della Roma. Che può recriminare sui match ball falliti da Florenzi e Lamela e su un altro possibile rigore, per un contatto sospetto (ma solo sospetto) con Radu. Mazzoleni va assolto con formula piena al pari dei protagonisti di una partita ruvida, ricca di un gran rotear di bulloni (sette ammoniti oltre al rosso, e Lazio senza Radu, Lulic e Biava tra una settimana con la Juventus) e sempre assai emozionante. Condanna netta, impietosa e definitiva, invece, per quei criminali che hanno sporcato il derby con gli incidenti e le ormai «solite» coltellate fuori lo stadio. Una vergogna, tutta romana.
SQUADRA LUNGA,SQUADRA CORTA Per la prima volta da quando siede sulla panchina della Roma, Andreazzoli modifica l’assetto difensivo, passando alla difesa a quattro. E’ un omaggio alle qualità di Candreva e Lulic, i due duttili e aggressivi esterni della Lazio, che si riveleranno i migliori della compagnia. Così, ecco Torosidis sulla corsia di Lulic e Marquinho su quella di Candreva. Con Marquinhos e Castan, l’escluso tra i centrali è Burdisso, chiamati a preoccuparsi di Klose, il resto dell’equilibrio tattico della Roma poggia sulle capacità della cerniera di metà campo Bradley-De Rossi- Florenzi di tenere unita una squadra che paga dazio nel possedere davanti giocatori squisiti come Totti, Lamela e Pjanic, tutta gente che non torna indietro nemmeno sotto tortura. Squadra lunga contro squadra corta, state certi che in sette casi su dieci gioca meglio e fa risultato quella corta. E chi può approfittarne se non colui che negli spazi, lasciato giocare, ha nitroglicerina pura nei due piedi? Di Hernanes dovrebbero curarsi De Rossi e Bradley, ben prima di Castan. E invece, dopo un quarto d’ora più di Lazio che di Roma, ecco Hernanes lasciato libero, sul taglio orizzontale di Lulic, di portarsi la palla dal destro al sinistro, prendere la mira ben oltre i 20 metri, e scaricare nell’angolo alto alla destra di Stekelenburg. Gol fantastico che De Rossi E Castan, i più vicino di tutti, osservano per niente compiaciuti ad almeno cinque metri di distanza.
RIBALTONE La Lazio, col suo collaudatissimo 4-5-1 nel quale rispetto a Istanbul vengono recuperati gli essenziali Biava, Ledesma e Klose, gioca meglio. Capace di chiudersi e di ripartire sugli esterni, ma anche di portare un pressing alto con Ledesma, assai bravo nella doppia funzione di limitare Pjianic e disturbare chi a turno nella Roma cerca di far salire la squadra. Stekelenburg limita i danni con le parate su Candreva e Lulic, ma il rigore fallito all’inizio del secondo tempo da Hernanes capovolge l’inerzia del match. Andreazzoli coglie il momento psicologicamente favorevole e butta nella mischia Destro, al rientro dal lungo infortunio, fuori De Rossi non solo perché acciaccato. Roma col 4-3-3, Bradley centrale, sempre troppo lunga ma lunga nel frattempo è diventata pure la Lazio. Hernanes completa il disastro atterrando Pjanic e Totti non perdona. Poi, con l’espulsione di Biava che Petkovic rimpiazza con Ciani ma rinunciando al prezioso Ledesma dopo avere fatto respirare Klose (dentro Kozak) in vista del Fenerbahce di giovedì, al proscenio sale Marchetti, che stoppa Florenzi e Totti. Quest’ultimo mette su corner una parabola sulla quale Lamela può decidere il derby. Ma quello fa quasi come Ranocchia domenica a San Siro.