(E.Menghi) – I cancelli dello stadio Olimpico si sono aperti con qualche minuto d’anticipo, intorno alle 18, ed è cominciato il derby vero, quello che regala spettacolo in campo e sugli spalti, non quello che fa scappare a casa le famiglie impaurite dagli scontri a colpi di coltello. La Roma è entrata sul terreno di gioco sulle note di una delle canzoni preferite di Pallotta, accolta da due file di bambini, e, come fa dalla prima gara interna (e la prima vittoria) con Andreazzoli in panchina, ha fatto una parte di riscaldamento sotto una curva Sud piena più che mai. Poi è stato il turno del presidente giallorosso, che ha rivolto il pugno verso i tifosi, ricevendo in cambio timidi applausi e parecchi fischi dalla Nord, che è andata a toccare un nervo scoperto: «Lo sceicco dove sta?». Negli spogliatoi Pallotta si è solo sfiorato con Lotito, ma il saluto è arrivato poi. Il derby l’hanno visto da una tribuna autorità sguarnita di politici: c’erano, però, il ct della Nazionale Prandelli e quello tedesco Loew, oltre ad Alemanno e Malagò. E si è visto anche l’ex Bojan.
Gli sfottò non si sono fatti attendere: «Muzzi che delusione, era meglio la disoccupazione», scrivono i laziali, che poi si accaniscono sulla vicenda Al Qaddumi: «Con lo sceicco che triste pantomima, era meglio la colletta del Sistina». I romanisti rispondono con un lungo striscione nel bel mezzo della Tevere: «Sei nel centro ed ogni cosa sembra ti stia attorno, sei davanti e tutto il resto è soltanto sfondo: c’è solo un capitano». E proprio il nome di Totti è l’unico che risuona forte e chiaro alla lettura delle formazioni, per il resto sommerse dai fischi delle due tifoserie. La sfida delle coreografie ha inizio: solo fumogeni giallorossi e bandiere in curva Sud mentre uno striscione carico di significato viene srotolato in Nord, su uno sfondo composto da migliaia di tesserine biancocelesti.