(D.Galli) Nel giorno in cui qualcuno dà per individuata l’area di Tor Vergata per il nuovo stadio dell’As Roma, e il Campidoglio interviene con una nota ufficiale per smentirlo,DiBenedetto imprime un’altra accelerazione – e questa è certificata D.O.C. – per arrivare alla posa della prima pietra in pochi mesi. Probabilmente, entro il 2012. La strategia degli americani è chiara.
DiBenedetto, che oggi volerà a Londra per il “Leaders in football”, una due giorni con i Grandi del pallone europeo (solo la Roma è stata invitata, è un onore, è un grande segnale che l’aria è cambiata), si sta muovendo in due direzioni. Da una parte sono stati avviati iprimi contatti con i principali costruttori romani, dall’altra si sta battendo la strada delle istituzioni. Ieri, Mr Tom è andato apposta a Palazzo Chigi. Assieme al deputy CEO, nonché fresco consigliere dell’As Roma, Paolo Fiorentino e al futuro vicepresidente Roberto Cappelli, DiBenedetto ha incontrato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport Rocco Crimi. Non è stata una semplice visita di cortesia, d’altronde Cappelli, Fiorentino e Crimi non hanno bisogno di presentazioni. Si conoscono da una vita. Non è stata quindi solo l’occasione per un caffè e un saluto veloce. Si è parlato del disegno di legge sugli stadi di proprietà, che da mesi è impantanato nelle secche della Commissione cultura della Camera. Va modificato nella parte relativa a quei vincoli che non possono mai essere superati, per esempio quelli idrogeologici. Crimi ha promesso un’approvazione in tempi rapidi. Era molto determinato, raccontano le fonti.
Né gli americani né Unicredit intendono usare la legge come grimaldello per una speculazione edilizia, per una ferita al territorio romano. Ma se il disegno venisse sbloccato, potrebbero essere bruciate le tappe dell’iter burocratico, come il passaggio delle carte tra i vari enti e l’eventuale tira e molla tra Comune, Provincia e Regione. Dopo avere sollecitato un intervento del Governo, DiBenedetto è tornato a bussare alla porta del Campidoglio. Assieme stavolta al suo socio James Pallotta, arrivato due giorni fa a Roma e già ripartito per Zurigo, ai manager Mark Pannes e Sean Barror e all’altro prossimo vicepresidente giallorosso Joe Tacopina, Mr Tom ha incontrato il capo della segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli. Il tema? «Mattoni e calce», scriveva – anzi, twittava – nel primo pomeriggio Pannes. E quindi lo stadio che verrà. Un argomento delicato, sottolineano in Campidoglio, dove hanno accolto con stupore l’anticipazione data ieri da “Affari Italiani” secondo cui Alemanno sarà a Trigoria il 12 ottobre e la casa della Roma sorgerà a Tor Vergata. «La notizia – avvisa il portavoce del Sindaco, Simone Turbolente – è destituita di ogni fondamento. Non è in programma una visita a Trigoria da parte del Sindaco il 12 ottobre, non esiste nessun accordo fra Roma Capitale e la As Roma e non è stata individuata nessuna area su cui edificare lo stadio». Anche la Roma ha smentito: «Il 12 ottobre il sindaco Alemanno a Trigoria? Non ci risulta».
E Tor Vergata? Resta un’ipotesi, per ora. Come lo sono Tor di Valle, La Rustica, l’autocandidata Guidonia. Poi c’è l’area di Massimina. Lì sarebbe dovuto sorgere il “Franco Sensi”. Uno stadio rimasto cartapesta. Un “rendering”. Una visione. Stavolta, invece, lo stadio si farà veramente. Lo ha ribadito Pallotta, che ha anche sottolineato il suo amore per la Roma («al derby credo che ci sarò, mio padre era romanista e io lo sono dalla nascita »): «Sono stato all’Olimpico – ha detto a “laroma24. it” – conosciamo bene l’area. Cercheremo di apportare tutte le migliorie del caso per rendere lo spazio più funzionale possibile, ma voglio chiarire che questo non rallenterà il processo per la costruzione del nuovo stadio di proprietà». Divertente siparietto a fine intervista. Un tifoso laziale lo ha riconosciuto e gli ha strillato «forza Lazio». «No, no, forza Roma!», gli ha risposto Pallotta. E poi si sono dati la mano. Stadio di proprietà nel lungo termine. Nel breve e nel medio c’è però l’Olimpico. Dopo il recente meeting con il presidente Petrucci, nel pomeriggio DiBenedetto è tornato al Coni. Con lui c’erano ancora Pannes e Barror, Tacopina, più Baldissoni («è arrivato con il suo scooter all’Olimpico come Valentino Rossi», ha commentato Pannes su Twitter), il responsabile del marchio AS Roma Andrea Caloro, il neo direttore Digital Business Shergul Arshad e l’ad Claudio Fenucci. La visita è durata oltre due ore. La comitiva ha anche percorso il terreno di gioco a bordo delle macchinette elettriche, normalmente adibite a un altro uso. Quello del trasporto infortunati. «L’ultima volta che ero stato qua, ero bambino», ha ricordato Pannes.
Sono stati visionati i punti dove la società ha intenzione di aprire i nuovi uffici amministrativi e i punti vendita per il merchandising. Per la biglietteria ci sono due o tre zone sotto esame. Si sta studiando l’ipotesi migliore, in relazione anche al problema – da non sottovalutare – dei parcheggi. Se si presentano cinquemila tifosi che all’ultimo momento vogliono comprare un tagliando, c’è il rischio di bloccare il traffico, avvertono a Trigoria, dove però adesso i problemi non si lasciano più sospesi per aria. Si risolvono. «The new era has just begun», «la nuova era è appena iniziata», promette su Twitter il Raptor Accelerator Fund di Joe Pallotta. Mai cinguettio fu più piacevole.