(A. Pugliese) – Derby di giorno o di sera? Con il pubblico o a porte chiuse? Dopo i gravi episodi di lunedì pomeriggio, ieri un po’ tutte le istituzioni si sono rincorse a cercare la soluzione giusta. O, meglio, quella mediaticamente più spendibile. Entrando anche in rotta di collisione tra loro (è il caso del prefetto di Roma Pecoraro e dell’ex prefetto Serra) o avendo opinioni profondamente diverse. Con un’unica sola piattaforma, però: cercare di evitare che in futuro si ripetano ulteriori incidenti.
Uomini di legge Il prefetto Giuseppe Pecoraro ieri è tornato ancora a parlare del derby e di quello che è successo fuori dall’Olimpico lunedì pomeriggio: «Non possiamo militarizzare gli stadi. In un momento in cui si pensa a discorsi economici, bisogna pensare anche che le forza dell’ordine hanno un loro costo. Ci sono delinquenti che durante il derby creano disordine, non è possibile uscire di casa con bombe carta o coltelli. L’eventuale finale di Coppa Italia? Ho solo chiesto di farla di pomeriggio». In realtà, Pecoraro ha parlato anche dell’eventualità di giocarla a porte chiuse, dimenticando però che i disordini sono avvenuti fuori dallo stadio (e non dentro) e il pomeriggio (e quindi con la luce del sole) e non di sera. Una soluzione a porte chiuse, insomma, potrebbe anche non risolvere il problema. Anzi, possibilmente ingigantirlo, con frange di ultras che si potrebbero dare appuntamento lo stesso fuori dallo stadio. «Una gara a porte chiuse penalizzerebbe 50-60mila spettatori all’altezza della situazione — ribatte Achille Serra, ex prefetto di Roma e oggi delegato agli stadi per la Lega di Serie A — Gli incidenti sono successi con la luce e allora mi chiedo quale sia la differenza nel giocare di pomeriggio o di sera? Lo Stato non si può arrendere a 200 delinquenti. Bisogna investigare preventivamente su questa gente».
Il nuovo stadio In questo contrasto di idee, il sindaco di Roma Gianni Alemanno resta dalla parte di Pecoraro: «Sono assolutamente d’accordo nel non far giocare più il derby di sera, mentre una gara a porte chiuse sarebbe una sconfitta, un’ammissione di mancanza di controllo sull’evento ». Amareggiato da quanto successo lunedì scorso anche Giovanni Malagò, presidente del Coni. «Quegli incidenti sono una super sconfitta per Roma e per lo sport. Ora tutte le istituzioni devono sedersi intorno ad un tavolino per risolvere una volta per tutte questo problema. Una gara a porte chiuse o in campo neutro sarebbe un’ulteriore sconfitta, come se si avesse paura della realtà. Che invece va aggredita, non aggirata». Magari, quando ci sarà lo stadio nuovo qualcosa cambierà. Dice il Sindaco: «Il progetto non solo è pronto ma i primi passi essenziali sono stati fatti. Attendiamo da un momento all’altro, una nuova comunicazione da parte dei costruttori e della società per cominciare a far vedere come sarà».«Ma si potrà fare solo se il progetto soddisferà tutti i requisiti di mobilità, fattibilità e vantaggi per tifosi e cittadini. Altrimenti, niente», replica ieri Alfio Marchini, candidato sindaco di Roma. E allora amen. Meglio aggredire il problema davvero subito, lo stadio chissà quando arriverà…